Disarmare il nostro Paese, l’Europa e il mondo – Stop Rearm Europe
18 Giugno 2025 – 15:19

Comunicato del comitato organizzatore del 21 giugno Stop Rearm Europe – con invito alla diffusione
Abbiamo superato le 440 adesioni al corteo che il 21 giugno partirà da Piazzale Ostiense alle 14:00 per finire al Colosseo. …

Leggi articolo intero »
Crisi climatica e nuove politiche energetiche

Economia, società, politica: anticorpi alla crisi

Quale scuola per l’Italia

Religioni e politica

Ripensare il Mediterraneo un compito dell’Europa

Home » Economia, società, politica: anticorpi alla crisi

“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, a cura di Giorgio Pagano Incontro con Mario Margini, Gian Furfaro e Giorgio Pagano Genova – Rivarolo, mercoledì 21 maggio ore 17,30

a cura di in data 20 Maggio 2025 – 18:15

Io sono un operaio – Genova Rivarolo

Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalistadi Dino Grassi
a cura di Giorgio Pagano

Incontro con Mario Margini, Gian Furfaro e Giorgio Pagano
Mercoledì 21 maggio ore 17,30
Genova – Rivarolo

Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” sarà presentato a Genova – Rivarolo mercoledì 21 maggio alle ore 17,30 nella sede del PD (Via Zella 2B rosso).
Giorgio Pagano, curatore dell’opera, dialogherà con Mario Margini, della Fondazione Diesse, e Gian Furfaro, responsabile Industria PD Genova, già operaio dell’Ansaldo.
L’iniziativa è organizzata dalla Fondazione Diesse e dal PD di Genova.

Dino Grassi (1926-2023) è stato un operaio del Cantiere del Muggiano alla Spezia, per oltre dieci anni segretario della Commissione Interna, dal 1953 al 1958 e dal 1964 al 1970. Fu poi consigliere regionale del PCI, dal 1970 al 1980. In quella fase continuò a fare l’operaio.

Il libro è stato pubblicato da ETS edizioni nell’ambito della collana “Verba manent”, dedicata alle storie di donne e uomini testimoni del loro tempo, spesso impegnati a costruire un mondo più giusto e solidale.
La “memoria” annota la vita lavorativa di Grassi al Cantiere del Muggiano tra il 1940 e il 1980 del secolo scorso. Dai ricordi che mette su carta emerge l’esperienza di una persona, ma anche della comunità che lo accoglie, investita dai grandi eventi storici: il 25 luglio e l’8 settembre 1943; gli scioperi del 1944 e la Resistenza; la ricostruzione del paese e la rottura dell’unità sindacale; la restaurazione degli anni Cinquanta, la caduta del mito di Stalin, la progressiva riscossa operaia dai primi anni Sessanta, l’Autunno caldo e la successiva sconfitta. Alla Spezia, lungo il decennio che va dai primi anni Sessanta ai primi anni Settanta, fu epica la lotta per la salvezza del Cantiere del Muggiano.
La pubblicazione della “memoria” è stata curata da Giorgio Pagano, autore di un’intervista a Grassi e di una Postfazione che completano il libro.
In una fase di rimozione delle vicende del proletariato industriale, la “memoria” di Grassi, insieme all’intervista, ci invitano a indagare le storie di fabbrica e a recuperare la ricchezza politica e culturale allora prodotta, affinché non vada perduto un patrimonio che ancora ci può essere utile.


Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” ha suscitato interesse e partecipazione anche a Genova. Il libro è stato presentato a Rivarolo mercoledì 21 maggio: Giorgio Pagano, curatore dell’opera, ha dialogato con Mario Margini, della Fondazione Diesse, e Gian Furfaro, già operaio dell’Ansaldo, alla presenza di operai ed ex operai delle fabbriche genovesi.
Dino Grassi (1926-2023) è stato un operaio del Cantiere del Muggiano alla Spezia, per oltre dieci anni segretario della Commissione Interna, dal 1953 al 1958 e dal 1964 al 1970. Fu poi consigliere regionale del PCI dal 1970 al 1980. In quella fase continuò a fare l’operaio.
Margini conosceva bene Grassi: “La memoria è narrata in modo vivido e appassionato – ha affermato – ed è emblematica di cosa è stata la classe operaia ligure, e ansaldina in particolare: lavoratori provetti e fieri del mestiere. Per essere bravi sindacalisti e bravi comunisti bisognava essere bravi operai, era uno stile di vita fondato sulla dignità del lavoro, la solidarietà, la moralità, la sobrietà”.
Ha aggiunto: “Era una classe operaia colta. Alle riunioni mi dicevano: ‘dobbiamo finire per andare all’opera’”. Pagano ha confermato, leggendo brani quasi poetici di Grassi sulla bellezza del lavoro “buono”, quello in cui si esprime la ricchezza creativa dell’uomo, e raccontando che Grassi suonava il violino, e che i lavoratori del Muggiano lottavano per ampliare la biblioteca, facevano spettacoli teatrali e frequentavano i cineforum.
Furfaro ha affermato: “Leggendo il libro mi sono commosso, perché ho rivissuto la vita di mio padre. Fare il consigliere regionale e insieme l’operaio: vuol dire che il senso della dignità del lavoro era davvero straordinario”. Oggi, ha aggiunto, “c’è stato un cambio di paradigma, c’è più individualismo, c’è meno partecipazione”. Ha aggiunto Margini: “Il lavoro è in gran parte più povero”. Pagano ha spiegato come la condizione di gran parte dei lavoratori della cantieristica sia peggiorata rispetto ai tempi delle conquiste di Grassi e dei suoi compagni: “l’80% del valore di una nave è realizzato da ditte esterne: tagliare i costi, lavoro al ribasso, chi paga i conti è il lavoro vivo, in gran parte precario, in gran parte migrante”. E ha così concluso:
“Di Grassi e dei suoi compagni ci parlano ancora la moralità, la solidarietà, l’attenzione costante alla partecipazione, la lotta umanistica – ‘Uomini sì. Bestie no!’ era lo slogan dei lavoratori del Muggiano – contro il lavoro ridotto a merce e contro la nuova schiavitù. Grassi ha ragione: gli operai esistono e soffrono ancora. Molto spetta ai sindacati e ai partiti, che devono essere capaci di rappresentarli. Ma molto spetta agli operai stessi: gli esseri umani in fusione tra loro possono sfidare l’ordine delle cose. Qualche mese fa i lavoratori di Fincantieri del Muggiano hanno scioperato dopo un morto sul lavoro in Fincantieri a Palermo. Gli operai bengalesi delle ditte d’appalto, non dipendenti da Fincantieri, hanno scioperato anche loro. E’ la prova che l’uomo può essere uno schiavo, ma ha sempre una potenza in sé: la capacità di liberarsi dal padrone”.

Popularity: 1%