“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 21 novembre ore 17 a Borgotaro
15 Novembre 2025 – 16:30

“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”
di Dino Grassi
Venerdì 21 novembre ore 17
Borgotaro
Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” sarà presentato …

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Dal ’68 alla Terza Guerra Mondiale, dialogo con Giorgio Pagano, Alessandro Volpi e Nicola Caprioni sul ’68 globale e su guerra e finanza. Mercoledì 8 ottobre ore 17,30 e ore 21 a Sarzana con cena e musica

a cura di in data 1 Ottobre 2025 – 20:59

Invito

Dal ’68 alla Terza Guerra Mondiale
dialogo con Giorgio Pagano, Alessandro Volpi e Nicola Caprioni
sul ’68 globale e su guerra e finanza.
Mercoledì 8 ottobre ore 17,30 e ore 21
Sarzana con cena e musica

Come siamo potuti passare da un’epoca di grandi speranze per cambiare il mondo in modo più umano, libero e giusto – quella degli anni Sessanta e del Sessantotto – a un’epoca, come l’attuale, di disumanizzazione, crescita delle diseguaglianze, rischi autoritari, l’epoca della “terza guerra mondiale a pezzi” che può arrivare alla guerra nucleare?
Se ne discuterà mercoledì 8 ottobre a Sarzana al Circolo Barontini (via Ronzano, 1) in un’iniziativa organizzata dal Circolo Pertini e dall’Associazione Culturale Mediterraneo.
Alle 17,30 Giorgio Pagano, curatore del libro “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto , presenterà il libro dialogando con Alessandro Volpi, docente di Storia Contemporanea all’università di Pisa, e con Nicola Caprioni, presidente del Circolo Pertini e con i cittadini interessati.
Alle 21 Il dialogo proseguirà con gli stessi relatori e con i cittadini: verrà presentato il libro di Alessandro Volpi “La guerra della finanza. Trump e la fine del capitalismo globale”.
Tra le due iniziative si terranno il concerto con canti degli anni Sessanta di Livio Bernardini e, alle 19,30, la cena al prezzo di 25 euro (per prenotazioni: Gino 338 3058467).

Due schede sui libri che saranno presentati
Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto” ospita scritti di: Giorgio Pagano, Marcello Flores, Luisa Passerini, Chiara Dogliotti, Giovanni Gozzini, Alessandro Santagata, Alfonso Maurizio Iacono, Massimo Cappitti, Luca Basile, Marcello Montanari, Guido Viale.
Sessant’anni fa, il 30 novembre 1964, iniziò l’occupazione di Sproul Hall, nel campus di Berkeley. Joan Baez intonò Blowin’ in the wind di Bob Dylan («Su quante strade deve camminare un uomo / Prima di essere chiamato tale?»). Mario Savio, leader del Free Speech Movement, tenne un brevissimo discorso agli studenti, basato sul concetto che «la storia non è finita» e che «è possibile una migliore società». Il Sessantotto fu la richiesta di un cambiamento di civiltà all’insegna della fratellanza: l’essere persone nuove e il sentirsi reciprocamente legati. Più che un movimento nato nelle sedi istituzionali della politica, un movimento “morale” che poi scoprì la politica ma non assunse una forma definita. E che volle rispondere alle sfide della secolarizzazione ricercando un nuovo senso della vita, intrecciando in questo tentativo spinte di provenienza marxista, cattolica, libertaria. Fu utopia, ma anche realismo, lotta per conquistare qui e ora una scuola e una fabbrica più libere e democratiche, una radicale riforma del sapere e della cultura, una maggiore giustizia sociale.
In questo libro storici, filosofi e studiosi di diversa provenienza riflettono e discutono ancora sugli anni Sessanta e sul Sessantotto. Forse perché l’utopia concreta di «una migliore società» non può esaurirsi, e la storia può e deve ricominciare. Quegli anni sono ormai molto lontani da noi, ma l’approccio umanistico contro un mondo disumanizzato è più che mai necessario.

La guerra della finanza. Trump e la fine del capitalismo globale” di Alessandro Volpi affronta il tema delle guerre finanziarie, delle guerre commerciali, del riarmo e dei mercati nel panico.
Lo scenario globale è attraversato da una dura guerra finanziaria in grado di mettere in crisi il sistema capitalistico. Da un lato del fronte troviamo i grandi fondi finanziari come Black Rock, Vanguard e State Street, i padroni del mondo, capaci finora di determinare il corso del mercato azionario. Dall’altro lato c’è invece il mondo delle criptovalute e degli hedge fund, i fondi più speculativi. Con questi ultimi si è schierato il presidente Trump con la sua amministrazione, sicuro che le criptovalute e i dazi siano l’unico modo per difendere il predominio del dollaro sull’economia mondiale. Immediatamente questa guerra ha coinvolto l’Europa, vera e propria preda ambita per la sua forte liquidità nell’ambito del risparmio, che si trova dilaniata nella scelta tra un forte riarmo che mette in discussione la spesa sociale e il welfare e il rischio di perdere l’ombrello protettivo della Nato. I paesi emergenti, raccolti nella rete dei Brics, hanno reagito cercando forme alternative alla dipendenza dal dollaro e dalla finanza occidentale. Ciò cui stiamo assistendo è un conflitto interno al capitalismo, scoppiato negli Stati Uniti e giunto in Europa, che può travolgerlo, lasciando spazio a nuovi modelli oggi sconosciuti.


A Sarzana, al Circolo Barontini, il Circolo Pertini e l’Associazione Culturale Mediterraneo hanno presentato, all’insegna del titolo “Dal ‘68 alla terza guerra mondiale!”, i libri “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto”, curato dallo storico Giorgio Pagano, e “La guerra della finanza. Trump e la fine del capitalismo globale”, di cui è autore Alessandro Volpi, docente di Storia Contemporanea all’Università di Pisa. I due autori hanno discusso con Nicola Caprioni, presidente del Circolo Pertini, e con i cittadini presenti. Molto apprezzato anche l’intermezzo musicale, con le canzoni di Livio Bernardini e di Antonio Lombardi.
Il Sessantotto fu un fenomeno globale, frutto della scolarizzazione di massa in tutto il mondo, e del conflitto tra i giovani, con le loro aspirazioni a una cultura ampia, moderna, dinamica, e la vecchia struttura scolastica, autoritaria e nozionistica. Quei giovani erano inoltre dalla parte dei popoli in lotta contro il colonialismo e l’imperialismo: il Vietnam, ma anche quelli dell’Africa dell’America Latina e, già allora, il popolo palestinese.
“Si frantumò allora, con l’aggressione al Vietnam ma già prima con la tentata invasione di Cuba, il mito americano, e iniziò la ‘crisi dell’occidente’ – ha detto Pagano – mentre l’invasione di Praga frantumò il mito sovietico. I giovani pensavano di cambiare il mondo senza più fare riferimento a nessuno dei due miti: fu una svolta radicale”. Le conseguenze si vedono ancora oggi in tutto il mondo: “Ci sono ancora da governare la crisi dell’egemonia americana e il collasso del blocco sovietico, iniziati allora, mentre si è infranto il sogno europeo e avanza l’Oriente, soprattutto la Cina: in quegli anni la Cina fu sconvolta da Mao, con effetti a lunga scadenza, perché dopo la morte di Mao e contro di lui verranno realizzate tutte le riforme che dagli anni Settanta in poi hanno portato alla potente Cina di oggi”.
Volpi si è soffermato sulla crisi del capitalismo americano: “Trump, a modo suo, sta cercando di rompere lo schema della sottomissione della politica alla finanza e di riportare in vita la produzione, scontrandosi con il monopolio dei grandi fondi finanziari”. Inoltre si trova a far fronte alla nuova e inarrestabile realtà del mondo. “la dedollarizzazione degli scambi è iniziata, la Cina e i Brics avanzano dal punto di vista economico, industriale, tecnologico”. L’Europa – ha aggiunto – “punta tutto sul riarmo: ma è una bolla finanziaria, che fa salire il prezzo dei titoli delle industrie legate al settore degli armamenti, di proprietà degli Stati e dei grandi fondi, ed è però inconsistente dal punto di vista industriale. Il riarmo non è una strada di ripresa economica, tanto più per l’Italia”. L’Europa “è debole e servile, il rischio è che, mentre la Cina aspetta il declino dell’Occidente e avanza sempre più, dall’altra parte ci sia solo il mondo a stelle e a strisce, con la dipendenza sempre più profonda dell’Europa dagli Stati Uniti”. L’alternativa è chiara, anche se non si vede chi possa interpretarla: “l’Europa deve emanciparsi dalla finanziarizzazione, rifondare le condizioni di una spesa pubblica sostenibile con la riforma fiscale, per rilanciare l’industria e il welfare e riconquistare una sua autonomia riprendendo i rapporti economici con la Cina”.

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