“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi, Venerdì 21 novembre ore 17 a Borgotaro
15 Novembre 2025 – 16:30

“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”
di Dino Grassi
Venerdì 21 novembre ore 17
Borgotaro
Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” sarà presentato …

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La passione e il coraggio di Giacomo Matteotti

a cura di in data 21 Luglio 2025 – 08:33

Giacomo Matteotti (archivio Fondazione Giacomo Matteotti)

Città della Spezia 9 giugno 2024

Così Antonio Scurati, nel monologo che la Rai non ha voluto mandare in onda il 25 aprile, ha ricordato Giacomo Matteotti, a cento anni dalla morte:
“Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924.
Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania”.

Da allora Matteotti è un simbolo dell’antifascismo e dell’amore di libertà in tutto il mondo.
A Vienna, nel quartiere Margareten, l’amministrazione comunale socialdemocratica guidata dal sindaco Karl Seitz nel 1927 intitolò al suo nome – Matteottihof – un grande complesso residenziale popolare, tuttora esistente, con 452 appartamenti. L’intitolazione fu revocata durante la dittatura di Dolfuss, per compiacere Mussolini, e ripristinata nel 1945.
Dopo la Liberazione, nel nostro Paese Matteotti emerse come uno dei protagonisti più limpidi della storia italiana novecentesca, trasformato in un simbolo di cui sono testimonianza vie, piazze, luoghi pubblici delle nostre città. Dopo i personaggi risorgimentali, quello di Matteotti è il nome più usato dalla toponomastica nazionale.
Ma perché Matteotti fu ucciso? Dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922 il fascismo aveva operato per liquidare le strutture dello Stato liberale e per costruire la dittatura. Nel gennaio 1923 era stata costituita la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, nella quale avevano trovato un impiego remunerato gli squadristi fascisti del 1919-1922. Il Gran Consiglio del Fascismo era stato trasformato in un organo dello Stato. Nell’aprile del 1923 i popolari erano stati espulsi dal governo. Nel luglio era stata elaborata una legge elettorale maggioritaria, studiata per assicurare una larga maggioranza al “listone” fascista.
Le elezioni dell’aprile 1924 si tennero in un clima di intimidazione e violenza, con il ritorno di fiamma dello squadrismo. Gli squadristi, davanti e dentro i seggi elettorali, controllavano i votanti e le le schede già votate. Molti antifascisti furono costretti a consegnare i certificati elettorali ai fascisti, che votarono in loro vece. Nonostante tutto, anche se il listone ebbe la maggioranza grazie alla nuova legge, nell’Italia settentrionale e nelle città operaie ottenne un numero di voti inferiore, o solo di poco superiore, a quello delle liste di opposizione. In Liguria, per esempio, ebbe il 52,4% dei voti. In una situazione ormai “fascistizzata”, con i partiti antifascisti ridotti alla clandestinità e divisi tra loro, la classe operaia e gli strati popolari resistevano ancora.
Il 30 maggio 2024 Giacomo Matteotti, deputato e segretario nazionale del Partito Socialista Unitario, denunciò l’illegalità in cui si erano svolte le elezioni in un discorso appassionato e coraggioso, continuamente interrotto dai deputati fascisti. Era un discorso di venti-venticinque minuti, che durò oltre un’ora per le interruzioni e le minacce.
Ai colleghi di partito che si congratulavano con lui Matteotti avrebbe detto che ora avrebbero dovuto prepararsi a fare la sua commemorazione funebre. E l’ex Presidente del Consiglio Antonio Salandra riferì questa frase di Mussolini, che aveva seguito dai banchi del governo l’intervento del deputato socialista: “Quando sarò liberato da questo rompic… di Matteotti?”.

Giacomo Matteotti fotografato con il figlio (archivio Fondazione Giacomo Matteotti)

Dopo l’assassinio parve per un momento che Mussolini entrasse in difficoltà. Il 27 giugno scioperarono anche gli operai spezzini dell’Ansaldo Muggiano e della Vickers Terni. Al Muggiano i giovani scaldachiodi e ribattitori protestavano anche contro le condizioni bestiali di lavoro. Fu l’ultimo sciopero della classe operaia spezzina durante gli anni Venti. Gli scioperanti furono tutti licenziati e poi parzialmente riassunti con il criterio della discriminazione. L’opposizione si mosse ancora una volta divisa. Il discorso di Matteotti era rivolto non solo contro Mussolini ma anche contro i collaborazionisti dentro il suo partito. Matteotti era infatti sostanzialmente solo anche all’interno del PSU, di cui non mancava di denunciare le viltà, l’incapacità, i tradimenti, la sotterranea volontà di accasarsi al governo con i fascisti. Egli viceversa, avendo ben conosciuto il fascismo fin dalle sue origini nelle campagne padane, non cessava di gridare contro il pericolo rappresentato dal regime che stava nascendo, incitando il suo partito all’opposizione.
Il 3 gennaio 1925 Mussolini si presentò alla Camera assumendosi tutta la responsabilità del delitto Matteotti e sfidò i deputati a sfiduciarlo. La Camera non accettò il guanto di sfida: fu la definitiva condanna a morte dello Stato liberale. Furono varate le leggi “fascistissime” e insediata la dittatura.
Il centenario è un’occasione per riflettere sulla natura violenta e antidemocratica del fascismo e sulla perenne attualità dei valori dell’antifascismo.
Il monologo di Scurati del 25 aprile così proseguiva:
“In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.
Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista”.
Il centenario è anche un’occasione per far meglio conoscere Matteotti come una grande personalità della politica italiana, sempre impegnata per la dignità dei lavoratori e per l’unità di classe tra operai e contadini; e sempre impegnata per la pace, fino a proporre lo sciopero generale e forme insurrezionali di lotta per impedire l’entrata del Paese nella Grande guerra. Matteotti fu un grande e lungimirante politico riformista, un fulgido esponente del riformismo. Una parola nobile del passato. Che oggi ha purtroppo perso ogni significato, perché a dirsi “riformisti” sono coloro che negano il valore del lavoro e agiscono per la guerra. Ma la lezione di Matteotti resta viva: il lavoro e la pace sono i valori fondamentali della Costituzione antifascista, i valori del futuro.
In questi giorni si celebra anche un altro anniversario: gli ottant’anni dell’Anpi, l’associazione dei partigiani, dal 2006 aperta alle generazioni più giovani. Nei giorni scorsi si sono spenti due iscritti all’Anpi spezzina che ne hanno segnato la storia: Vega Gori, la staffetta partigiana “Ivana, e Manlio Castellini, “storico” segretario del Comitato Unitario della Resistenza. Ricordiamo anche loro, così come ricordiamo Giacomo Matteotti, con le parole delle loro vite: “Pace, lavoro, Costituzione: è sempre il momento di essere antifascisti”.

Post scriptum:
Giacomo Matteotti, per iniziativa delle istituzioni e delle associazioni, sarà ricordato lunedì 10 giugno alle ore 17 a Sarzana in Sala consiliare; martedì 11 giugno alle ore 17,30 alla Spezia in Sala Dante; martedì 11 giugno alle ore 21 in Sala consiliare.

lucidellacitta2011@gmail.com

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