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Gli anni Sessanta a Lerici – L’Ostello della Gioventù – Prima parte

a cura di in data 1 Agosto 2022 – 19:07

Lerici, Ostello della Gioventù – Gruppo di giovani – 1968 – foto Aldo Saia – archivio Vadalà

Gli anni Sessanta a Lerici

L’OSTELLO DELLA GIOVENTU’
Prima Parte

Lerici In, 1° Luglio 2022

Nella Lerici degli anni Sessanta l’Ostello della Gioventù era meta dei giovani di tanti Paesi del mondo. Così scriveva “La Nazione” del 6 gennaio 1967:
“Nel corso dell’anno 1966, l’Ostello per la Gioventù di Lerici ha assolto la consueta e cospicua fun­zione ricettiva nell’ambito del movimento turistico giovanile internazionale, concretando ben 8.157 presenze che, ripartite per nazionalità, si sono manifestate secondo i dati seguenti: Italia 1.987; Germania 1.898; Regno Unito 1.545; Stati Uniti 489; Francia 484; Svizzera 327; altri Paesi extraeuropei 295; Paesi Bassi 256; Austria 152; Danimarca 130; Irlanda 128; Belgio e Lussemburgo 125; Svezia 101; Canada 79; altri Paesi europei 65; Norvegia 53; Spagna e Porto­gallo 29; Brasile 12; Argentina 4; Grecia 1; RAU 1”[1].
Il giornale aggiungeva che, nel 1965, l’Ostello lericino occupava “il decimo posto tra i sessanta­nove complessi similari funzionanti in Italia”[2] per movimento di ospiti, dietro gli Ostelli di Firen­ze, Roma, Venezia, Milano, Napoli, Genova, Torino, Marina di Massa e Sorrento.
I dati di inizio 1968 segnalarono un ulteriore incremento delle presenze nel corso del 1967: oltre 9 mila, il 9,4% in più rispetto all’anno precedente.
La sede dell’Ostello era il Castello monumentale di Lerici.
Nunzio Vadalà, calabrese di Bova Marina, trasferitosi a Lerici nel 1955, dal 1964 al 1970 collaborò alla gestione della struttura, per poi assumerne la direzione nel 1971. L’Ostello, spiega, nacque così:
“Maddalena Di Carlo, ‘Madì’, era la ‘castellana’. Subito dopo la guerra, già nel 1947-1948, andò a vivere al Castello ed iniziò ad ospitare i turisti. L’Ostello nacque nel 1949. La ‘Madì’ non era una dipendente, viveva con una piccola pensione e raggranellava qualcosa con gli ingressi… Non sapeva le lingue, ma aveva un rapporto bellissimo con le ragazze -anche se era un po’ gelosa di loro…- e con i ragazzi. Era una donna generosissima. La ‘Madì’ era il simbolo dell’Ostello”[3].
Così il giornalista spezzino Bruno Della Rosa ricordò “Madì” quando morì, nel 1984:
“È morta ‘Madì’, al secolo Maddalena Di Carlo, ‘regina’ dell’Ostello di Lerici per lunghi anni. ‘Madì’, che aveva ottantadue anni, era stata la ‘castellana’ più celebre del maniero trecentesco dal dopoguerra ai primi anni Settanta. Alle spalle aveva una vita tumultuosa. Durante la guerra aveva fatto la staffetta partigiana e nel 1943 si era iscritta al PCI, partito al quale è rimasta fedele fino alla morte. La sua salma è stata composta nella Sezione di piazza Garibaldi da dove, oggi alle quindici, si muoveranno i funerali in forma civile.

Maddalena Di Carlo Madì e Nunzio Vadalà – Lerici, Ostello della Gioventù – 1968 – foto archivio Vadalà

Con ‘Madì’ scompare una figura che ha propagandato le bellezze di Lerici più di tutti i depliants turistici messi insieme da Enti del Turismo e Pro Loco. Si era installata lassù, nella torre più alta del Castello che domina il Golfo, diventando poi la vestale dell’Ostello della Gioventù ricavato nelle sale dove, nei giorni di tempesta, arrivano gli spruzzi del salmastro. Il viso secco ed incavato, gli zigomi sporgenti, le vesti esotiche e colorate, che i ‘suoi ragazzi’, quelli che venivano dall’Africa, dall’Austra­lia, dagli Stati Uniti, da ogni parte del mondo, spesso a piedi o in bicicletta, le spedivano al ritorno da casa come ‘omaggio’ per il calore dell’ospitalità ricevuta. ‘Madì’ viveva in due stanze piene di drappi, trofei, quadri, strumenti musicali di ogni tipo, mobili strani. Anche quelli erano i ‘souvenir’ dei suoi ‘sudditi’, quelli che l’avevano eletta loro ‘regina’ nelle feste sugli spalti del Castello. La sua figura un po’ ieratica, il viso da ‘squaw’ erano diventati famosi. Riceveva cartoline dalla Groenlan­dia o dall’Australia con questo indirizzo: ‘Madì, Italia’. […]
Ha lasciato il Castello agli inizi degli anni Settanta e forse ha cominciato a morire da allora, un po’ ogni giorno, sopravvivendo solo pochi mesi al suo Ostello, chiuso lo scorso anno dopo un referendum”[4].
Era impossibile dimenticare “Madì” dopo averla conosciuta, scrisse il poeta Paolo Bertolani:
“Era l’opposto esatto di ciò che si usa definire ‘ordinario’ […] un dandy al femminile […] senza avere del dandy la freddezza delle pose, il distacco, l’eccentricità ferocemente voluta […]. [Le sue] ‘stranezze’ altro non erano forse che il bisogno di porsi sempre fuori della menzogna, comun­que dalle finzioni ‘borghesi’”[5]
Il bisogno di porsi sempre dalla parte dei più umili, come spiegava Francesco Tonelli, altro poeta lericino:
“Quante volte l’ho vista aiutare i viaggiatori squattrinati spartendo con loro cibo e bevande senza mai offenderne l’orgoglio. […] Ammirava soprattutto i vagabondi, gli uomini liberi. Soffriva per i deboli”[6].
Una sera del 1955, al Castello, un giapponese, Hashiro Nesuraki, che arrivava da Nagasaki, dove il giorno dello scoppio dell’atomica aveva perso moglie, figli e genitori, confezionò una corona di cartone e di stagnola e la pose sul capo di “Madì”, proclamandola -lei che non si era mai mossa dal Golfo- “regina dei nomadi di tutto il mondo”.

[1] “Rilancio dell’attività dell’Ostello per la Gioventù”, “La Nazione”, 6 gennaio 1967.
[2] Ibidem. Il successo dell’Ostello veniva da lontano. Ne scrisse già, per esempio, Ferruccio Battolini nel giornale studentesco “3 + 2 circa 6” del gennaio-febbraio 1957. L’articolo era intitolato “Il Castello di Lerici. La fortezza medievale è diventata Ostello internazionale”.
[3] Giorgio Pagano, Maria Cristina Mirabello, “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, Volume primo, Edizioni Cinque Terre, La Spezia, 2019, p. 603.
[4] b. d. r. (Bruno Della Rosa), “È morta ‘Madì’, regina di Lerici”, in Francesco Tonelli, “Madì regina del Castello”, Agalma, Lerici (SP), 1993, p. 94.
[5] Paolo Bertolani, “risposta a una domanda di Francesco Tonelli”, in Francesco Tonelli, “Madì regina del castello”, cit., p. 18.
[6] Francesco Tonelli, “Testimonianze – ricordi”, in Francesco Tonelli, ‘Madì regina del castello’, cit., p. 15.

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