Per un golfo di pace, lavoro e sostenibilità “Riflettiamo sul progetto Basi Blu” – Sabato 13 aprile ore 17 alla Sala conferenze di Tele Liguria Sud
10 Aprile 2024 – 20:59

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L’innovazione: alta tecnologia e creatività sociale

a cura di in data 6 Marzo 2014 – 13:45

La Repubblica – Il Lavoro – 6 Marzo 2014 – I dati Istat sul lavoro in Liguria sono drammatici: in un anno, dal quarto trimestre 2012 a quello 2013, gli occupati sono scesi da 682.000 a 629.000, le persone in cerca di occupazione sono salite da 56.000 a 68.000; il tasso di occupazione è sceso dal 67,3% al 66,6, quello di disoccupazione è salito dall’8,2% al 10,1% (sopra la media sia del Nord che del Nord Ovest).

Per uscire dal dramma serve un ripensamento radicale. E bisogna chiedersi se basta la scelta di puntare sull’economia della conoscenza. Certo, questa scelta è decisiva perché nella globalizzazione non c’è più posto per la vecchia specializzazione produttiva della Liguria: dobbiamo produrre beni diversi, ad alto valore tecnologico aggiunto. Centrali diventano allora i luoghi di produzione di nuova conoscenza, per avere prodotti hi tech: dal Parco Scientifico e Tecnologico dell’Erzelli a Genova al Distretto delle Tecnologie Marine alla Spezia. Per una fertilizzazione tra ricerca pura e applicazioni produttive, che punti alla nascita di start up ad alto tasso di creatività.
Ma a questa scelta occorre intrecciarne un’altra, che punta sul fatto che la Liguria mantiene un ambito in cui ha ancora qualche vantaggio competitivo: quello dell’abitudine alla vita associata, della socialità, della forza produttiva del legame sociale e del patrimonio culturale. Ecco l’intreccio di cui c’è bisogno: considerare l’innovazione non solo una questione di tecnologie ma anche di creatività sociale, concepirla cioè come un vettore composto sia dal salto cognitivo (le tecnologie) sia dalla qualità della cittadinanza (la solidarietà). L’intreccio di queste due scelte conduce a una nuova agenda per uscire dalla crisi: mobilità sostenibile, recupero urbanistico, valorizzazione del territorio, riconversione ecologica degli edifici, energie rinnovabili, recupero e valorizzazione dei rifiuti, agricoltura di qualità e industria alimentare a km zero, comunicazione digitale, turismo responsabile, cura delle persone, cultura, formazione e ricerca. L’agenda di un nuovo modello di sviluppo basato su un cambiamento della specializzazione produttiva in settori sia ad alta intensità di ricerca sia a maggiore sostenibilità e socialità.
E’ dentro questa cornice che va collocata la ricerca “I fabbisogni formativi e informativi della rete di economia solidale della Spezia”, curata da ISSIRFA CNR, Solidarius Italia, Consorzio Il Cigno e Associazione Culturale Mediterraneo, presentata nei giorni scorsi. La ricerca è una miniera di proposte, ma innanzitutto di conoscenza di una realtà che in gran parte sfugge alle associazioni di categoria e alle istituzioni: una pluralità di reti, non sempre connesse tra loro, nei settori dell’agricoltura, del turismo, dell’artigianato e del welfare. Esperienze che esprimono bisogni formativi e informativi, nel campo relazionale e manageriale, delle competenze informatiche e linguistiche, delle competenze agronomiche e di valorizzazione, vendita e trasformazione dei prodotti agricoli, della conoscenza degli aspetti normativi e della capacità di intercettare finanziamenti nazionali ed europei.
Irrompe sullo sfondo una realtà magmatica. Il problema, ora, appartiene alla politica, alle istituzioni, alle organizzazioni sociali, che insieme alle persone impegnate in questa realtà dovrebbero cercare di cogliere la nuova configurazione sociale, economica e culturale emergente. Cominciando dalla risposta ai bisogni formativi e informativi, che è la condizione per incentivare e sostenere nuove esperienze sul piano delle microimprese, del lavoro associato e di quello cooperativo. Queste strade nuove vanno esplorate: il lavoro del futuro sarà soprattutto questo.

Giorgio Pagano

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