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Il PD dopo la bufera: primo, costruire il PD

a cura di in data 31 Maggio 2008 – 18:31

Il Secolo XIX – 31 maggio 2008 – Marta Vincenzi ha affrontato coraggiosamente la bufera giudiziaria che ha investito la sua Giunta: ha chiesto scusa alla città, ha preso radicalmente le distanze dal mondo miserevole emerso dalle indagini e si è impegnata per un forte rilancio dell’azione amministrativa. In condizioni diverse, anche Claudio Burlando cerca, a sua volta, un rafforzamento dell’operato della Giunta regionale, per arrivare nel modo migliore a fine mandato. La situazione è assai difficile, perché le ferite dell’inchiesta resteranno aperte per molto tempo, in un contesto in cui già le elezioni di aprile hanno dimostrato che la campana della Casta suonava per il centrosinistra, non per gli altri. Nel Ponente ligure accade anche di peggio, ma il centrodestra, sul punto della moralità pubblica, è meno caricato di attese. Quando il centrosinistra ha cattivi comportamenti, invece, gli elettori si sentono traditi due volte e tendono a rifiutare i propri rappresentanti.
Ce la faranno Vincenzi e Burlando? Dipenderà da loro ma -anche e soprattutto-dalla loro coalizione e dal partito principale, il Pd. L’attuazione della rappresentanza democratica non finisce nelle Giunte e nei Consigli ma si costruisce e si mantiene attraverso una relazione forte tra i rappresentanti e ciò che sta fuori, nella società: una relazione che passa anche attraverso la vita politica e culturale di partiti rinnovati, e non solo attraverso il rapporto diretto tra Sindaco o Presidente e elettori.
Il problema del Pd è la sua identità: i valori, la visione del futuro, le passioni che riuscirà a muovere (la politica non è solo tecnica e razionalismo…), le forze sociali che vorrà rappresentare in un’Italia in cui si è riaperta una nuova e acuta questione sociale.
C’è poi il problema di comprendere quello che è successo a Genova. Al fondo, è la prova che non è stato ancora costruito un partito nuovo, ma solo la somma di due partiti senza più spinta propulsiva, che hanno portato nel Pd anche i loro vizi peggiori. I segni di rigenerazione e rottura devono allora essere molto forti, oltre quelli che la Vincenzi ha già marcato. Va costruito un partito davvero nuovo. O forse va costruito il partito, se è vero, ed è vero, che chi ha partecipato alle primarie non è mai stato chiamato a una riflessione collettiva così necessaria dopo un risultato così pesante. Un partito che abbia dirigenti scelti dagli iscritti, onesti e rigorosi, che si formano a partire dai problemi dei cittadini, e metta ai margini i supporter, i fedeli, i rampanti con il virus del potere. Un partito che si basi sulla “politica del buon esempio”, come ha scritto Vittorio Foa: saper vivere e praticare, non predicare, i valori. Un partito che deve “educare”, o quantomeno non “diseducare”, a differenza di quel che pensa il Presidente della Provincia di Milano, secondo cui “il Pd deve rappresentare più che educare”.
C’è infine un problema specifico del Pd ligure, che svolge da anni un importante ruolo di governo nella regione. Anni in cui la realtà socioeconomica ha subito una trasformazione profonda: il blocco sociale cresciuto attorno all’industria pubblica e alle attività portuali ha lasciato posto a una realtà  molto più variegata. Il consenso che hanno continuato ad avere i partiti del centrosinistra, nonostante l’indebolimento del loro radicamento sociale tradizionale, si spiega con la capacità di governare le trasformazioni dentro un nuovo orizzonte strategico. La riflessione dovrebbe partire da qui, da un patrimonio progettuale che non può certamente essere messo da parte, ma che richiede una “manutenzione straordinaria” e una rivisitazione. “La tradizione che proprio da Genova potrebbe essere riscoperta”, di cui ha parlato Roberto Onofrio sul Secolo XIX, secondo me è proprio questa: mostrare in forme rinnovate il valore aggiunto del centrosinistra per la crescita economica e civile della Liguria.
Giorgio Pagano
L’autore, già sindaco della Spezia, si occupa di cooperazione internazionale allo sviluppo nell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e di politiche urbane nella Recs (Rete città strategiche)

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