Per un golfo di pace, lavoro e sostenibilità “Riflettiamo sul progetto Basi Blu” – Sabato 13 aprile ore 17 alla Sala conferenze di Tele Liguria Sud
10 Aprile 2024 – 20:59

Per un golfo di pace, lavoro e sostenibilità “Riflettiamo sul progetto Basi Blu“Sabato 13 aprile ore 17Sala conferenze di Tele Liguria Sud
Provare a mettere in chiaro ciò che accadrà nel nostro golfo. Cercare di aprire …

Leggi articolo intero »
Crisi climatica e nuove politiche energetiche

Economia, società, politica: anticorpi alla crisi

Quale scuola per l’Italia

Religioni e politica

Ripensare il Mediterraneo un compito dell’Europa

Home » Il Secolo XIX nazionale, Rubrica Opinioni

Federalismo in “3D” un’occasione per la Liguria

a cura di in data 19 Maggio 2010 – 09:08

Il  Secolo  XIX – 19  maggio   2010 – Oggi le ragioni dell’unità nazionale rischiano di dissolversi nei rivendicazionismi esasperati. Come rielaborare l’unità? Una proposta generale per l’Italia sarà possibile solo se nascerà da spinte convergenti provenienti dal Nord, dal Centro e dal Sud.

Anche dal Centro, di cui si parla troppo poco. Eppure il 21 maggio, a Perugia, si terranno gli Stati Generali dell’Italia centrale, presenti i presidenti di Umbria, Toscana e Marche e molti amministratori bipartisan, anche di Abruzzo, Lazio e Romagna. I promotori sostengono che “la visione d’insieme dell’Italia vive se viene coinvolto il Centro, e valorizzato il suo ruolo di cerniera indispensabile al servizio dell’unità del Paese”. Il loro obbiettivo è “progettare una visione strategica comune”, che pensi il Centro “come una macro regione europea”.  Il contesto culturale è quello che guarda, sia pure con gradualità, a un assetto dell’Europa basato sul federalismo delle grandi Regioni, tra le quali un Nord, un Centro e un Sud dell’Italia che si pensano non l’uno contro l’altro ma in relazione con l’Europa. La risposta al malessere italiano, insomma, non sarebbe il federalismo articolato sul numero, i poteri, le dimensioni delle Regioni così come sono attualmente.

Nel Sud c’è chi lavora al Partito del Sud, alfiere del tradizionale rivendicazionismo di risorse statali, tipico delle classi dirigenti meridionali: una linea che ha già prodotto molti danni, e che rafforzerebbe le spinte antiunitarie. Ma il drammatico problema della mancanza di governance e della frammentazione localistica del Sud può trovare un’altra risposta, più utile al Sud e al Paese.. Giorgio Ruffolo, nel libro “Un paese troppo lungo”, ne traccia la rotta: in contrasto con “governi regionali contaminati, e spesso sopraffatti, dai legami clientelari e dalle pressioni mafiose”, deve entrare in campo “un nuovo soggetto: un vero e proprio stato federale del Mezzogiorno”. Sulla scia di Guido Dorso e Gaetano Salvemini, Ruffolo propone di superare il regionalismo che ha frammentato il Sud per costituire un soggetto politico unitario: tutto il contrario del leghismo meridionalista del Partito del Sud, perché guarda all’Europa e non conta sull’assistenzialismo e sui trasferimenti finanziari esterni ma su una mobilitazione delle energie interne e su una migliore qualità del governo del territorio. Nichi Vendola, presidente della Puglia, si muove in questa direzione: “nessuna rivolta sudista -ha dichiarato al Riformista- ma un programma condiviso da tutte le forze politiche, imprenditoriali e culturali… dobbiamo essere i critici più implacabili di noi stessi ma allo stesso tempo dobbiamo rendere conto delle buone pratiche, di quello che si fa ogni giorno per disegnare il nuovo Mezzogiorno…il Sud deve imparare a volersi bene e a non presentarsi più a ranghi sparsi”.

E nel Nord? Il rischio è che prenda forza l’egoismo nordista, con l’obbiettivo di un “grasso Belgio”  che si modernizza recuperando risorse statali a scapito del Sud. E’ l’obbiettivo della Lega, alla cui cultura il centrosinistra è stato in questi anni troppo subalterno. Un’alternativa viene suggerita dallo studio “La crisi italiana nel mondo globale. Economia e società nel Nord”, opera degli scienziati sociali della Fondazione IRSO. “Tematizzare il Nord come un tutto è un’ipotesi plausibile”, sostiene Arnaldo Bagnasco. La rappresentazione proposta è quella, scrivono Paolo Perulli e Angelo Pichierri, di “una città-regione globale, un amalgama di economia e società molto articolato e flessibile, ma poco governato come sistema”. Un sistema integrato che richiede una governance coordinata sulle infrastrutture, l’innovazione, la coesione sociale e l’ambiente; mentre invece il governo del territorio è sempre più frammentato e localistico. Il focus va posto, sostiene Bagnasco, non tanto sulla redistribuzione di risorse, quanto sulla creazione delle condizioni perché la città-regione del Nord esprima con efficacia le sue possibilità di sistema: “è più corretto partire dal punto che le carenze di modernizzazione delle aree del Nord dipendono innanzitutto da debolezze che devono essere riscontrate proprio al Nord”. Bisogna  quindi porre il problema del Nord come grande regione europea piuttosto che con la formula della “questione settentrionale” contrapposta alla “questione meridionale”. Il che vuol dire invitare a fare altrettanto del Sud e del Centro: tutte le macro regioni italiane devono cioè essere capaci di inserirsi pienamente nel sistema di relazioni europee che ne condizionano lo sviluppo.

La proposta del federalismo delle grandi regioni mette al centro la questione mediterranea, come parte determinante del progetto europeo. E’ la sfida dell’europeizzazione mediterranea, che vale per il Sud, per il Centro e per il Nord, che sono tutti sia piattaforma che rete dei nodi logistici del Mediterraneo. E la Liguria, “porta” del Nord sul mare nostrum, può giocare un grande ruolo. Diventare protagonista, per esempio, di quel “Master Plan” sulle infrastrutture del Nord che propone, nel libro della Fondazione IRSO, Lanfranco Senn. Claudio Burlando ha tenuto per sé le deleghe su porti e logistica: è il segno che intende sviluppare immaginazione politica e “visione” strategica su questi temi. Contribuire a evitare i leghismi contrapposti e a costruire una nuova saldatura storica del Paese: è forse questo il compito più importante del suo secondo mandato.

Giorgio Pagano

L’autore si occupa di progetti di cooperazione in Palestina e in Africa ed è segretario generale della Rete delle città strategiche; alla Spezia presiede l’Associazione Culturale Mediterraneo.

Popularity: 5%