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Scuola “assassinata” da tagli e disfunzioni

a cura di in data 13 Settembre 2010 – 14:50

Il Secolo XIX – 13 settembre 2010 – Nel suo messaggio agli operatori scolastici e agli studenti il Vescovo ha ricordato che “le disfunzioni che ormai da decenni caratterizzano il mondo della scuola sono un problema che si presenta puntualmente”. E ha aggiunto: “ogni anno accresciuto”.
Purtroppo è così. Quest’anno si realizza la seconda tranche dei tagli agli organici previsti dalla legge 133 del 2008. Si tratta di 26.000 posti in meno per i docenti e di 15.000 posti in meno per il personale amministrativo, che vanno ad aggiungersi alle perdite dello scorso anno: 42.000 docenti e 15.000 ATA. Nella nostra provincia abbiamo 72 docenti e 38 ATA in meno (nel 2008 i numeri furono analoghi). Si tratta soprattutto di lavoratori a tempo determinato, i “precari”, dei quali solo una minoranza potrà ritrovare un posto di lavoro, in ogni caso mai sicuro (perché fondato sulle assenze del personale titolare). Le ripercussioni sono gravi dal punto di vista occupazionale: è come se a Spezia fosse scomparsa una media impresa! E poi dal punto di vista della quantità e qualità dell’offerta educativa, che regrediscono anche a causa delle “riforme” dell’elementare e della superiore. Genitori e studenti se ne stanno accorgendo sulla loro pelle.
La scuola dell’infanzia è spinta verso un ruolo di mera assistenza, ed è a rischio la qualità del suo modello pedagogico. Nella scuola elementare si colpisce il tempo pieno,  si riducono i modelli orari e si impoverisce l’offerta formativa perché sono cessate tutte le compresenze e le ore di contemporaneità a disposizione dei docenti: tendono a scomparire gli interventi individualizzati e le attività di laboratorio. E’ del tutto impossibile provvedere alla sostituzione dei docenti assenti anche per un solo giorno: in tal caso gli alunni vengono smistati in classi diverse dalla propria, aumentando così il numero di alunni in classi già troppo piene. Si tende ad affermare in questo modo l’idea del maestro unico “tuttologo”, svilendo il modello di professionalità docente affermatosi negli scorsi anni. Nella scuola media le classi sono troppo numerose, ed è più difficile seguire gli alunni in difficoltà. E la scomparsa delle compresenze mette in crisi il tempo prolungato. Anche nella scuola superiore ci sono riduzioni d’orario e sovraffollamenti. E poi è saltata l’ipotesi del biennio unitario entro cui assolvere l’obbligo: gli studenti più poveri rimangono ai margini, o nella formazione professionale regionale o negli istituti professionali.
Ancora: dappertutto ai portatori di handicap viene riconosciuto il “mezzo sostegno”, il taglio al personale ATA comporta problemi di vigilanza…
Gli insegnanti sono additati al pubblico ludibrio come fonte di spreco. Quando invece bisognerebbe sostenerli con gli occhi rivolti a cosa è insegnare e imparare oggi. Una gigantesca sfida educativa, per cui bisognerebbe preparare e motivare un “esercito civile” importantissimo, a cui riconoscere, come scrive il Vescovo, “competenze e diritti”. E’ vero, ci sono problemi di bilancio. Altri Paesi, tuttavia, pur con prestazioni scolastiche migliori, hanno tagliato su molte cose ma hanno aumentato le risorse per la scuola, considerandole un investimento sul futuro. Bisognerà arrivare a fare come loro, e intanto resistere e ridurre il più possibile il danno.

lontanoevicino@gmail.com

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