Presentazione alla Spezia di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Venerdì 5 aprile ore 17 alla Biblioteca Civica Arzelà di Ponzano Magra
28 Marzo 2024 – 08:58

Presentazione alla Spezia di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiVenerdì 5 aprile ore 17Biblioteca Civica Arzelà – PONZANO MAGRA
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Quella battaglia al suo fianco per lo scudetto delle Aquile

a cura di in data 20 Luglio 2017 – 22:25

Il Secolo XIX, 14 luglio 2017 – Con Paolo Rabajoli se ne va una figura mitica del giornalismo sportivo spezzino. Quando ripenso a una partita importante della storia dello Spezia mi vengono in mente le imprese dei calciatori in campo ma anche i commenti in tribuna stampa, nell’intervallo e a fine partita, con Paolo, con Rino Capellazzi e con Fulvio Magi. Una grande generazione di cronisti sportivi, diversi nello stile, capaci di irresistibili sfottò tra di loro, ma profondamente uniti. Soprattutto nelle trasferte, centinaia e centinaia di domeniche passate insieme. Paolo scriveva con lo stile dei suo carattere: equilibrato, educato, rigoroso. Da ragazzo era stato calciatore, da qui la sua passione per lo sport e in particolare per il calcio giovanile, a cui volle dare grande risalto nel suo giornale.

La nostra amicizia si consolidò nella battaglia per il riconoscimento dello Scudetto vinto dallo Spezia nel 1944. Quando il Secolo XIX, nell’inserto “Aquilotti in volo”, ricordò la vicenda -era il febbraio 2000- pensammo, insieme ad altri amici, che fosse il momento giusto per riproporre il riconoscimento di un’impresa sportiva senza precedenti, non solo legata a fattori agonistici ma con connotazioni anche storiche, sociali, umane. Perché disputare quelle partite nel pieno della guerra mondiale significava rischiare in prima persona la vita, sia affrontando insidiose trasferte lungo strade deserte dove tedeschi e fascisti rastrellavano e deportavano nei lager, sia rimanendo tra le mura amiche, soggette a continui bombardamenti. Non tutti, forse, ricordano che la squadra di calcio dello Spezia venne “imprestata” ai Vigili del Fuoco per iniziativa del suo presidente Perioli, che poi morì in un campo di concentramento tedesco. Si trattò di una vera e propria scappatoia: arruolati come pompieri, i calciatori sfuggirono alla chiamata alle armi della Repubblica di Salò, e poterono fare i ritiri nelle caserme e affrontare le trasferte in un’autobotte, scomoda ma al sicuro da posti di blocco e rastrellamenti. Un mezzo dove caricavano preziosi sacchi di sale ottenuti bollendo l’acqua marina, scambiati in altre zone del nord con farina, olio e pasta che scarseggiavano a Spezia, per la gioia di familiari ed amici. La vittoria di quella squadra, tra un allarme aereo e un bombardamento, era stata davvero un’impresa epica, e doveva essere onorata.

Un momento emozionante fu l’incontro, nel marzo 2000, con i protagonisti superstiti al Centro Allende. Ascoltare le loro parole appassionate, leggere nei loro sguardi l’emozione e il rimpianto per quell’impresa mai riconosciuta ci commossero davvero e ci spronarono ad andare fino in fondo. Non abbiamo mai dimenticato Mario Tommaseo mentre difendeva il “suo” Scudetto con l’irruenza di un ventenne: “Devono darcelo! Perché lo abbiamo vinto! Abbiamo battuto il Grande Torino, una squadra immensa, la più forte del mondo, mica il Biassa o il Canaletto!”. La domenica successiva, al Picco, la curva dello Spezia salutò l’ingresso in campo delle aquile con una scenografia straordinaria: la gradinata aveva assunto i colori di migliaia di bandierine bianche, rosse e verdi a comporre un unico, gigantesco, tricolore. Ora tutta l’Italia sapeva.

Costituimmo un Comitato per lo Scudetto, i cui veri animatori furono Paolo e Armando Napoletano, altra firma sportiva del Secolo XIX. Napoletano aveva scritto, nel 1991, il libro “Un giorno di allarmi aerei”, frutto di anni di ricerche, poi ripubblicato, ampliato, nel 2002. Rabajoli scrisse, sempre nel 2002, con Fabrizio Calzia, “Lo scudetto per sempre”. In questi lavori c’era la documentazione essenziale. Nel maggio completammo il dossier da presentare alla Federazione. Era un momento delicato, la Federazione viveva un momento di passaggio, il mandato del presidente Nizzola stava per scadere. Alla fine però le nostre istanze furono accolte e la Figc riaprì il caso: fu istituita una commissione presieduta dall’avvocato Mario Valitutti, un galantuomo e un esperto, che dimostrò grande attenzione e sensibilità. Ricordo il suo commento entusiasta: “Ma questi non sono calciatori, qui si tratta di eroi!”. Le premesse sembravano ottime, ma Nizzola lasciò. Iniziò l’interregno di Petrucci, fino alla nomina, a inizio 2002, di Franco Carraro. Lo incontrai il 15 gennaio, mi promise che avrebbe preso in mano il dossier e analizzato l’indagine. Una settimana dopo, il 22 gennaio, grazie allo “Scudetto d’onore”, eravamo Campioni d’Italia 1944: ci consegnarono una medaglia d’oro, una targa ricordo e l’autorizzazione allo Spezia a sistemare sulla maglia l’emblema della Coppa vinta nel campionato di guerra. Fu il risultato di un impegno collettivo, di una perfetta miscela tra istituzioni, società, tifoseria. Festeggiammo il 26 marzo al Civico. Ripensandoci oggi, è giusto dire: senza lo “studioso-tifoso” Paolo Rabajoli non ce l’avremmo mai fatta.

Giorgio Pagano
Sindaco della Spezia dal 1997 al 2007

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