Per un golfo di pace, lavoro e sostenibilità “Riflettiamo sul progetto Basi Blu” – Sabato 13 aprile ore 17 alla Sala conferenze di Tele Liguria Sud
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Orlando, il referendum e la sfida ai poteri forti

a cura di in data 11 Agosto 2016 – 07:00

Il Secolo XIX, 5 agosto 2016 – Il Ministro Andrea Orlando, scrive il Secolo, ha affermato in piazza del Bastione che “nel nostro Paese ci sono dei grandi potentati economici e finanziari che hanno espropriato le istituzioni delle loro funzioni” e che “il referendum è un’occasione per far vivere la prima parte della Costituzione ammodernando la seconda”. Il sì servirebbe dunque a un governo più efficiente, che renderebbe la politica meno subalterna all’economia. E’ vero che oggi l’economia comanda sulla politica: ma la riforma Renzi-Boschinon contrasta, anzi favorisce questo processo. La semplificazione del sistema a favore dell’uomo solo al comando, prodotta dal mix riforma costituzionale-legge elettorale, vuol dire onnipotenza della politica rispetto alla società e ai cittadini, resa necessaria proprio dalla sua impotenza rispetto ai poteri dei mercati. La concentrazione dei poteri nell’esecutivo non serve per “far vivere” la prima parte della Carta, quella dei diritti, ma per aggredirla, come è avvenuto in questi anni. “Ce le chiede l’Europa”, affermano i nuovi costituenti a proposito delle loro riforme. E’ vero: l’Europa e tramite essa i mercati ci chiedono l’involuzione autocratica delle nostre democrazie, necessaria perché i governi abdichino al loro ruolo di governo dell’economia e della finanza e possano liberamente aggredire i diritti. Come è avvenuto con l’abbattimento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e con il venir meno della gratuità della sanità pubblica e la monetizzazione di farmaci e visite che pesa soprattutto sui poveri, al punto che ben 11 milioni di persone nel 2015 hanno dovuto rinunciare alle cure e che per la prima volta nella storia della Repubblica sono diminuite le aspettative di vita delle persone. La nuova Costituzione rende ancora più libera da limiti e vincoli questa “governabilità”, interamente a spese dei ceti più deboli. Ecco perché il no al referendum riaffermerà la sovranità popolare, mentre il sì consegnerà ancor più il sistema politico alla sovranità anonima e irresponsabile dei mercati. Non a caso c’è tutto un fiorire di entrate a gamba tesa a favore del sì da parte di associazioni economiche nazionali e internazionali, fino alle esternazioni del capo della missione Italia del Fondo Monetario Internazionale. La verità è che l’attuazione reale dei valori costituzionali dipende da un sistema di decisione istituzionale fondato sulla democrazia partecipata. E che l’accentramento dei poteri tradisce la prima parte della Costituzione.

Giorgio Pagano
Cooperante, già Sindaco della Spezia

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