Per un golfo di pace, lavoro e sostenibilità “Riflettiamo sul progetto Basi Blu” – Sabato 13 aprile ore 17 alla Sala conferenze di Tele Liguria Sud
10 Aprile 2024 – 20:59

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Commemorare Jacobs dà un senso alla storia

a cura di in data 21 Novembre 2015 – 15:45

Il Secolo XIX, 21 novembre 2015 – Il Sindaco di Sarzana ha motivato il suo intervento al convegno su Carlo Alberto Biggini “uomo, professore, politico” criticando la “rimozione della memoria”. In realtà la vera rimozione, in un Paese che non ha ancora fatto i conti fino in fondo con la sua storia, è proprio quella del fascismo. Ecco perché il suo intervento è un grave errore. Biggini fu un dirigente nazionale del partito fascista, a cui si iscrisse nel 1928, e un Ministro del regime. il 25 luglio 1943, nel Gran Consiglio del fascismo, votò contro l’ordine del giorno Grandi che portò all’arresto di Mussolini. Quando, dopo l’8 settembre, Mussolini fu liberato dai nazisti e diede vita alla Repubblica sociale, alleata di Hitler nell’occupazione militare dell’Italia del Nord, Biggini accettò l’invito di Mussolini e dei nazisti a far parte del Governo fantoccio. La Rsi fu una pura e semplice creatura dei tedeschi, la cui nascita fu decisa in Germania più che in Italia, e soprattutto da Hitler. E’ vero, Biggini non uccise nessuno e si spese a favore di qualche antifascista, ma ciò non lo assolve affatto: in quanto Ministro fu moralmente e politicamente responsabile degli eccidi nazifascisti dal ’43 al ’45 e della deportazione nei campi di sterminio. La prima assemblea repubblichina si tenne a Verona il 14 novembre ’43: da lì partì una spedizione punitiva che massacrò 17 cittadini di Ferrara, i cui cadaveri furono esposti in piazza. Fu la prima rappresaglia del neofascismo, a cui ne seguirono centinaia. E’ vero anche che Biggini era un intellettuale: ma questa è semmai un’aggravante. Merita maggiore comprensione umana, infatti, un ragazzo repubblichino inconsapevole che non un uomo colto, ben consapevole dei crimini di quell’ordine gerarchico imposto da un capo infallibile a cui Biggini fu sempre fedele.

Un Paese che ha subito più di vent’anni di dittatura dovrebbe essere profondamente antifascista, come è scritto nella Costituzione. Purtroppo non è così. La giornata di sabato a Sarzana sarà utile se ribadirà che la scelta tra dittatura e democrazia, tra civiltà e barbarie, tra gli ideali di giustizia e di libertà contro i cupi comandamenti del “credere, obbedire, combattere” non è oggi meno giusta e necessaria di settant’anni fa. Se vogliamo dare un senso alla storia, sabato dobbiamo ricordare Jacobs, eroe della Resistenza, non Biggini.

Giorgio Pagano
Copresidente del Comitato Unitario della Resistenza in rappresentanza dell’Anpi

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