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Bisogna fare sistema in politica culturale

a cura di in data 15 Febbraio 2009 – 17:53

Il Secolo XIX- 15 febbraio 2009 – La mostra delle opere di Domenico Fiasella in contemporanea a Spezia e a Sarzana costituisce uno dei rari esempi di collaborazione  culturale in ambito provinciale. Eppure le possibilità sarebbero molte: sia Spezia che Sarzana (ma anche Lerici) hanno musei e teatri, d’estate si tengono due rassegne musicali che hanno un pubblico molto simile, come Pop-Eye e Sconfinando… Se si facesse sistema, si accrescerebbero visibilità, attrattività e standard di qualità dei singoli poli.
Altrove si lavora a superare il municipalismo. Milano voleva fare un festival musicale ma ha deciso di non entrare in concorrenza con Settembre Musica di Torino e ha proposto di estenderlo a entrambe le città: in questo modo si è dato vita a un evento più forte, confrontabile con altri festival europei. Ora l’alleanza si rafforza: su proposta di Torino, i musei delle due città  provano a trasformarsi in un sistema. Si comincia con una sola tessera per collezioni e mostre delle due città.
L’elaborazione su questi temi, a Spezia, non parte da zero. Il Piano strategico propone la creazione di forme organizzative capaci di favorire l’integrazione sovracomunale delle strutture culturali. Comune, Provincia e Fondazione Carispe hanno commissionato uno studio all’Associazione Mecenate ’90, che ha elaborato i progetti per un sistema museale provinciale e per un analogo sistema (meno fattibile nell’immediato, dice lo studio) nel campo dello spettacolo. Il modello è quello policentrico, capace sì di rispettare l’autonomia gestionale delle singole realtà ma anche, per essere più competitivi, di garantire una migliore offerta di servizi, di rafforzare il marketing, di promuovere gli scambi e la cooperazione, di razionalizzare risorse  e di produrre economie di scala. Si potrebbe ripartire da qui, con i possibili miglioramenti.
Analogamente si potrebbe fare per un altro progetto del Piano strategico e dello studio di Mecenate ’90, riguardante il coinvolgimento dei privati (Fondazione Carispe, sponsor, associazioni) nella gestione delle strutture culturali. Si era ipotizzato di cominciare dando vita, per i musei cittadini, a una “fondazione di partecipazione”, ente di diritto privato capace di coinvolgere sia gli enti pubblici che i soggetti privati, pensati non più solo come finanziatori ma anche come partner da responsabilizzare, perché portatori di efficienza, nella gestione. Gli strumenti possono essere diversi da quelli individuati allora (è interessante, per esempio, la gestione pubblico-privata del Centro di arte contemporanea di Malaga), ma resta la necessità, come ha scritto il presidente dell’Arci Tartarini, di riaprire su questo punto “un confronto aperto tra Comune e Fondazione Carispe”.
C’è poi un altro tema chiave, presente nel Piano strategico e ripreso anch’esso da Tartarini:  il coinvolgimento della “creatività” locale, con il fine di  ampliare e ringiovanire sia il pubblico che i protagonisti della cultura cittadina.
Spezia sarà ancora “hard”, cioè città industriale: a tal fine va completato il processo di riconversione (Arsenale, San Giorgio e polo energetico). Ma sarà sempre più anche città “light”, “città leggera” del terziario: cultura, turismo, servizi moderni. Ci mancano ancora, però, la “cultura” e la “mentalità” del terziario, perché la terziarizzazione è cominciata troppo di recente. Vanno costruite in un confronto “strategico” con la città: la discussione sull’organizzazione delle strutture culturali ne è parte integrante.

lontanoevicino@gmail.com

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