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Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello. Venerdì 12 Novembre ore 16.30 alla Chiesa Evangelica Metodista – La Spezia, via Da Passano 29

a cura di in data 6 Novembre 2021 – 22:23

Invito

Chiesa Evangelica Metodista
La Spezia, via Da Passano 29
Venerdì 12 Novembre, ore 16.30

Venerdì 12 novembre alle ore 16,30 si terrà la presentazione alla Chiesa Evangelica Metodista (via Da Passano, 29) del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”. Presenterà e coordinerà Cinzia Forma, l’ospite d’onore sarà Gian Paolo Ricco. Sarà proiettata la presentazione multimediale “Un mondo nuovo, una speranza appena nata”, a cura del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia.
Nell’occasione saranno presentati entrambi i Volumi.
Il libro di Pagano e Mirabello studia ogni aspetto della vita di quegli anni, compreso quello religioso. Ampio spazio viene dato alla religione protestante e alle attività delle chiese metodiste e battiste, spezzine e nazionali. Il primo segretario nazionale della Federazione Giovanile Evangelica Italiana fu, nel 1969, uno spezzino, Gian Paolo Ricco, che sarà tra i protagonisti dell’incontro.

Nella Prefazione lo storico Paolo Pezzino ha scritto:
“L’opera si segnala per l’utilizzazione di 330 testimonianze di donne e uomini che hanno vissuto le vicende degli anni Sessanta in provincia della Spezia (più quelle dei due autori). Le testimonianze non sono riportate nella loro integralità, ma inserite con frammenti all’interno della narrazione storica. Questa scelta consente di adottare uno stile di racconto coinvolgente e vivace, che fa sì parlare i testimoni, ma dà rilevanza e significato ai loro racconti all’interno di un contesto narrativo.
Altra caratteristica dell’opera è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose.
I due volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica.
In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”.

Scrivono gli autori nel retro di copertina:
“Negli anni Sessanta prese corpo, fino all’esplosione nel 1968-1969, una ‘rivolta etica’: una lotta antiautoritaria contro autorità a cui non si riconosceva più legittimità. Una contestazione della grande razionalizzazione autoritaria che negava autonomia, autorealizzazione di sé e dignità alla persona umana: allo studente della scuola nozionistica e gerarchica, che ossificava la cultura, come all’operaio della fabbrica fordista, nella quale i calcoli ingegneristici applicati ai tempi di produzione si sposavano con un comando brutale affidato all’onnipotenza ed alla prepotenza dei capi.
Si trattò di un movimento complesso, che aveva alle origini una miscela di sentimenti e di politica, un intreccio tra l’affermarsi di una volontà di autogoverno della propria vita e lo sviluppo di un’azione collettiva ispirata ai valori della libertà, dell’eguaglianza e della fratellanza. Protagoniste furono anche le giovani donne: all’insegna, in questa fase, più dell’emancipazione e della parità che della liberazione e della differenza. E tuttavia anche tali caratteristiche segnavano, per l’ampiezza delle ragazze coinvolte (che, in un certo senso, stimolavano la generazione delle madri), qualcosa di veramente nuovo.
Nel libro si delineano i tratti, riguardanti la cultura -si pensi all’importanza del linguaggio della musica- ma anche gli stili di consumo ed i comportamenti di vita, della comunità giovanile protagonista della ‘rivolta’. ‘Dio è morto’ fu anche il manifesto di questa comunità e della frattura giovani-adulti che si verificò. Era emersa una generazione, per molti aspetti diversa dalla precedente e da essa distinta, insoddisfatta del presente ma anche delle proposte di cambiamento indicate sia dal centrosinistra che dalla ‘sinistra storica’.
Il tentativo di questa generazione di costituire una ‘soggettività politica’ subì uno scacco. Ma le sue pulsioni vitali hanno lasciato segni che ci riguardano ancora”.


Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” ha fatto tappa anche nella Chiesa Evangelica Metodista di via Da Passano. Cinzia Forma e Gian Paolo Ricco, spezzino, nel 1969 Segretario nazionale della Federazione Giovanile Evangelica Italiana, hanno messo a fuoco il tema del Sessantotto protestante, ampiamente affrontato nel libro. “Ero borderline tra i ‘vecchi’ conservatori e i ‘giovani’ contestatori, fui scelto perché espressione di una linea riformista, non estremista”, ha detto Ricco, che così ha proseguito: “La nostra riflessione era politica ma anche teologica, di ‘rilettura’ della Bibbia: volevamo riscoprire il ‘messaggio’ della Riforma, ritrovare una fede non dog¬matica che ci facesse capire il senso delle cose, degli avvenimenti del tempo”. Temi ripresi anche nel dibattito, in cui è emerso il tema della “sconfitta politica” delle idee di quegli anni ma anche della loro permanenza nel tempo, grazie a una “rivoluzione molecolare” che ha comunque modificato la vita delle persone. “Ero molto giovane nel 1968 -ha detto Cinzia Forma- ma tutta la mia vita di insegnante, dedicata allo studio della parola, che porta all’apertura e alla fratellanza, è stata ispirata ai valori del Sessantotto”. Ha concluso Giorgio Pagano: “Allora vinse un’altra idea di modernizzazione, contro le idee del Sessantotto. I giovani ponevano la questione di un nuovo senso della vita e di una nuova moralità, vinse invece il neoliberismo, secondo cui tutto è merce. Anche le religioni furono sconfitte, come spiegò Pasolini con la sua amara riflessione sull’’assenza del senso del sacro’ nella nuova società dei consumi. Oggi la pandemia, la crisi climatica e quella economica mettono in discussione le idee vincenti allora e ripropongono la necessità di un nuovo senso della vita. La marea umana per il clima, a Glasgow come in tutto il mondo, sta provando a suggerire l’indicibile: il clima è stato manomesso dal liberismo, non può essere salvato dal liberismo. Era tanto che non si vedeva qualcosa di così solido e credibile: che sia questo il nuovo Sessantotto?”.

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