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Presentazione di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata” di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello. A Pontremoli, Riomaggiore e Sesta Godano il 24, 25 e 27 luglio

a cura di in data 20 Luglio 2021 – 21:42

Continua il fitto giro di presentazioni del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”.
Nei prossimi giorni il libro sarà presentato a Pontremoli, a cura della Sezione ANPI di Pontremoli e dell’Istituto Storico della Resistenza Apuana, negli spazi esterni del bar La Cortina di Cacciaguerra, piazza della Repubblica (sabato 24 luglio alle ore 17,30, con Alessandro Volpi, docente di Scienze Politiche all’Università di Pisa); a Riomaggiore, a cura del Comune, al Castello (domenica 25 luglio alle ore 21, con Fabrizia Pecunia, Sindaco, e Filippo Paganini, Presidente dell’Ordine dei giornalisti della Liguria); a Sesta Godano, a cura del Comune, in piazza Marconi (martedì 27 luglio alle ore 21, con Marco Traversone, Sindaco, e Getto Viarengo, storico).
In tutte e tre le occasioni saranno presentati entrambi i Volumi del libro: “Dai moti del 1960 al Maggio 1968” e “Dalla Primavera di Praga all’Autunno caldo”

I testimoni che hanno collaborato al libro sono 341, a cui aggiungere i due autori.
“Caratteristica dell’opera -scrive lo storico Paolo Pezzino nella Prefazione- è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose. I due Volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica. In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”.

Il secondo Volume si sofferma sulla “grande occupazione” delle scuole del dicembre 1968, che coinvolse tutto il litorale tirrenico, sulle lotte operaie e su tutti gli altri avvenimenti del biennio, dalla notte della Bussola alla strage di piazza Fontana, offrendo un ritratto compiuto della vita politica, sociale e culturale di tutta la provincia e anche, per molti aspetti, di tutto il Paese.

Scrivono gli autori nel retro di copertina:
“Negli anni Sessanta prese corpo, fino all’esplosione nel 1968-1969, una ‘rivolta etica’: una lotta antiautoritaria contro autorità a cui non si riconosceva più legittimità. Una contestazione della grande razionalizzazione autoritaria che negava autonomia, autorealizzazio­ne di sé e dignità alla persona umana: allo studente della scuola nozionistica e gerarchica, che ossificava la cultura, come all’operaio della fabbrica fordista, nella quale i calcoli ingegneristici applicati ai tempi di produzione si sposavano con un comando brutale affidato all’onnipotenza ed alla prepotenza dei capi.
Si trattò di un movimento complesso, che aveva alle origini una miscela di sentimenti e di poli­tica, un intreccio tra l’affermarsi di una volontà di autogoverno della propria vita e lo sviluppo di un’azione collettiva ispirata ai valori della libertà, dell’eguaglianza e della fratellanza. Protagoniste furono anche le giovani donne: all’insegna, in questa fase, più dell’e­mancipazione e della parità che della liberazione e della differenza. E tuttavia anche tali caratte­ristiche segnavano, per l’ampiezza delle ragazze coinvolte (che, in un certo senso, stimolavano la generazione delle madri), qualcosa di veramente nuovo.
Nel libro si delineano i tratti, riguardanti la cultura -si pensi all’importanza del linguaggio della musica- ma anche gli stili di consumo ed i comportamenti di vita, della comunità giovanile protagonista della ‘rivolta’. ‘Dio è morto’ fu anche il manifesto di questa comu­nità e della frattura giovani-adulti che si verificò. Era emersa una generazione, per molti aspetti diversa dalla precedente e da essa distinta, insoddisfatta del presente ma anche delle proposte di cambiamento indicate sia dal centrosinistra che dalla ‘sinistra storica’.
Il tentativo di questa generazione di costituire una ‘soggettività politica’ subì uno scacco. Ma le sue pulsioni vitali hanno lasciato segni che ci riguardano ancora”.


Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” ha fatto tappa a Pontremoli, per iniziativa della Sezione ANPI e dell’Istituto Storico della Resistenza Apuana, e a Riomaggiore e a Sesta Godano, per iniziativa dei due Comuni, presenti i Sindaci Fabrizia Pecunia e Marco Traversone. Sindaci presenti anche a Pontremoli: Lucia Baracchini, padrona di casa, e Annalisa Folloni di Filattiera.
Si è discusso, stimolati da Alessandro Volpi, Filippo Paganini e Getto Viarengo, di come gli anni Sessanta e il Sessantotto abbiano portato un’aria di grande cambiamento anche in Lunigiana, Cinque Terre e Riviera.
Il punto di congiunzione tra Spezia e Lunigiana fu il ruolo dell’Università di Pisa, allora fortissimo, con il suo movimento di impronta operaista -dalle “Tesi della Sapienza” al gruppo Il Potere operaio pisano- che tanto influenzò il movimento delle aree circostanti. Fino alle “grandi occupazioni” delle scuole superiori del dicembre 1968, che ebbero l’epicentro nazionale nell’area tra Livorno e La Spezia, con l’Istituto Chimico di Carrara elemento trainante.
Le Cinque Terre non furono escluse dal grande fermento dell’epoca: anzi, erano “un’avanguardia sul mare”, meta di intellettuali provenienti da tutto il mondo, come André Leuba e Silvio Benedetto, che intrecciarono le loro vite con quelle dei giovani del posto. “I ragazzi di Riomaggiore e Manarola si formarono nell’interscambio con il ‘turismo culturale’, conoscendo un ‘mondo nuovo’ non limitato alla vigna e alla barca, come quello che avevano conosciuto fino ad allora”, ha detto Giorgio Pagano. Si spiegano anche così iniziative di partecipazione e di autogestione popolare come la costruzione della strada di Marina di Palaedo. Pagano non ha mancato di rilevare l’apporto innovativo di figure “storiche” come il manarolese Dario Capellini e Sergio Fregoso, intellettuale spezzino molto legato a Manarola.
Circa la Val di Vara, Pagano ha sottolineato che “il libro fondamentale di quegli anni fu ‘Lettera a una professoressa’ di don Lorenzo Milani” e che “la forza ‘eversiva’ del libro stava nell’interpretazione della società assai netta -da un lato i poveri e gli oppressi, dall’altro i ricchi e gli oppressori- e nel linguaggio semplice, nella scrittura collettiva, nella politica ancorata all’esperienza concreta, personale”. A Càssego, in Val di Vara, ha raccontato Pagano, don Sandro Lagomarsini “operò con lo stesso spirito e lo stesso fine di don Milani: trasformare la sua Parrocchia in una scuola, per contrastare la selezione e trasmettere nuovi contenuti del sapere”. “La lezione di don Milani -ha continuato- fu decisiva anche per la maturazione di Linda Merciari, giovane maestra in Alta Val di Vara, raccontata nel suo ‘Diario di una maestra’, che va dal 1957 al 1999, un testo che ha una forza tale che avrebbe meritato un libro a parte”.
Molto interessante, infine, il confronto a Pontremoli con Alessandro Volpi, docente all’Università di Pisa, secondo cui “il Sessantotto fu una frattura rispetto agli anni Sessanta, perché superò le istanze precedenti mettendo al centro la creazione del partito rivoluzionario”. Per Pagano e Mirabello, invece, “il principio unificante del Sessantotto fu l’istanza liberatrice, la ‘presa di parola’, una contestazione onnicomprensiva in continuità con le culture degli anni Sessanta… dopo il Maggio francese, a poco a poco, tutto cominciò a cambiare, nella direzione della dottrina e delle vecchie nozioni organizzative… la cultura giovanile fu sì accolta, ma per essere profondamente trasformata, subordinata al linguaggio dell’antagonismo di classe”. La frattura si creò allora, non prima: “il ‘Sessantotto degli inizi’, libertario ed etico, chiuse una fase, quella dottrinaria e partitista venne dopo”. Ha concluso Mirabello: “si narra storia per fissare tracce di vita, magari anche vissuta, come è per gli autori del libro, storie che tuttavia, a distanza di pochi anni, andrebbero altrimenti perdute, e che, proprio perciò, vanno riannodate e documentate… si narra storia anche per parlare, in un’epoca piuttosto conformista come la nostra, di concezioni del mondo non conformiste quando, come nel Sessantotto, sembrò che tutto potesse cambiare”.

Domenica 25 luglio, è stato presentato, al Castello di Riomaggiore, il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, in entrambi i Volumi del libro: “Dai moti del 1960 al Maggio 1968” e “Dalla Primavera di Praga all’Autunno caldo”. Per vedere la serata clicca qui:
https://youtu.be/r9mspHfh2w4

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