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Presentazione del libro di Daniele Rossi “La giustizia negata. Le stragi nazifasciste rimaste impunite nel settore occidentale della linea gotica” – Venerdì 27 gennaio ore 17 alla Spezia, Centro anziani di via Corridoni

a cura di in data 24 Gennaio 2023 – 22:33

Invito

Presentazione del libro di Daniele Rossi
La giustizia negata. Le stragi nazifasciste rimaste impunite nel settore occidentale della linea gotica
Venerdì 27 gennaio ore 17 alla Spezia
Centro anziani di via Corridoni

Le Sezioni ANPI Centro, Muggiano e Fivizzano-Casola e l’Associazione Culturale Mediterraneo organizzano, venerdì 27 gennaio alle ore 17 al Centro Sociale Anziani, via Corridoni 7, in occasione del Giorno della Memoria, la presentazione del libro di Daniele Rossi “Le stragi nazifasciste rimaste impunite nel settore occidentale della Linea Gotica”. Dialogherà con l’autore Giorgio Pagano, presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo e co presidente del Comitato Unitario della Resistenza, storico.
L’autore, storico, presidente della sezione ANPI di Fivizzano-Casola, ha studiato sotto molteplici aspetti le cause che hanno portato alla mancata giustizia post bellica nei confronti dei responsabili delle stragi nazifasciste, scavando negli Archivi di Stato di Genova, Lucca, Ancona, Massa Carrara, Perugia, recuperando le sentenze contro i repubblichini responsabili degli eccidi.
Molti sono gli esempi della giustizia negata presentati, come ad esempio quelli dei cinque ufficiali che comandavano le cinque compagnie SS presenti a Vinca, nessuno dei quali ha pagato con il carcere: tenente Wilfried Segebrecht, comandante della I compagnia del XVI Battaglione SS, deceduto nella Repubblica Federale Tedesca, libero; tenente Werner Szillat, comandante della II compagnia del XVI Battaglione SS, 1922-1989, deceduto nella Repubblica Federale Tedesca, libero; capitano Friedrich Schmidkunz, comandante della III compagnia del XVI Battaglione SS, deceduto il 01-10- 1944, ferito mortalmente dai partigiani della Brigata “Stella Rossa” durante l’Eccidio di Marzabotto; tenente Walter Biermann, comandante della IV compagnia del XVI Battaglione SS, nessuna informazione sul suo conto; capitano Max Saalfrank, comandante della V compagnia del XVI Battaglione SS, deceduto il 19.06.1993, nella Repubblica Federale Tedesca, libero.
Nel volume sono presenti 210 testimonianze di sopravvissuti agli eccidi e di partigiani, nelle quali vengono esposte argomentazioni e presentati documenti che spiegano perché si può parlare di una giustizia negata: a partire dall’amnistia Togliatti del 1946, quelle successive e i vari indulti hanno eliminato le pene più durature. Esempi di ciò sono le sentenze della Corte di Assise di Perugia del 1950 per i fatti di Vinca e Bergiola e del processo di Ancona del 1952, nelle quali sono state progressivamente diminuire le pene ai condannati.
Un volume, quello di Daniele Rossi, che con accuratezza nella ricerca e nelle analisi è capace di restituirci una storia che lega tutte le famiglie di una terra martoriata dalla furia nazifascista.

Grande interesse, e anche molta commozione e indignazione, al Centro Sociale Anziani di via Corridoni per la presentazione, a cura delle Sezioni ANPI Centro, Muggiano e Fivizzano-Casola e dell’Associazione Culturale Mediterraneo, del libro di Daniele Rossi “Le stragi nazifasciste rimaste impunite nel settore occidentale della Linea Gotica”. All’iniziativa, presente un pubblico numeroso, sono intervenuti anche Carmine Mezzacappa, autore della Prefazione al libro, e il vicesindaco del Comune di Fivizzano Giovanni Poleschi.
Giorgio Pagano, presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo e co presidente del Comitato Unitario della Resistenza, storico, ha presentato il libro evidenziando innanzitutto che in tutte le stragi, tranne la prima a Bardine di San Terenzo Monti, parteciparono i fascisti in una tragica emulazione con i tedeschi:
“Alla base degli orrori nazisti vi furono gli ordini di Hitler del novembre e dicembre 1942 e poi l’ordine di Kesselring del 1° luglio 1944, in cui il principio della rappresaglia soppiantò quello della lotta militare contro i partigiani; alla base degli orrori fascisti vi fu il decreto di Mussolini del 18 aprile 1944, che inserì tra i soggetti da condannare a morte non solo i partigiani e i renitenti alla leva repubblichina, ma anche tutti coloro che li sostenevano”.
Si fece anche di peggio, sterminando centinaia di innocenti, che nulla avevano a che vedere con la lotta partigiana: “Furono giorni di estrema violenza, di caccia all’uomo bestiale, alla donna da violentare, al bambino da scaraventare in aria e da uccidere a mitragliate”. Pagano ha poi ricordato i dati nazionali: 23 mila morti, uccisi in 5.222 stragi e uccisioni. Oltre il 20% è da attribuirsi ad azioni fasciste, il 14% ad azioni congiunte di fascisti e nazisti. A livello statistico, ad ogni episodio organizzato dai nazisti corrispondono 4,44 vittime, mentre se l’azione è organizzata congiuntamente dai fascisti e dai tedeschi, si arriva a 6,15 vittime per episodio. “Chi scampò ai massacri – ha affermato Pagano – ricorda il dialetto carrarino, o massese, o garfagnino degli assassini”.
Daniele Rossi, dopo aver sottolineato lo stretto rapporto tra Resistenza spezzina e Resistenza lunigianese – su 51 partigiani caduti nel territorio del Comune di Fivizzano 9 erano spezzini, tra cui Ottavio Manfroni detto “Spesa”, da cui trasse nome la Brigata “La Spezia” della Divisione “Lunense” – si è soffermato sulle stragi principali, citando documenti e testimonianze e illustrando immagini strazianti: Bardine, 159 innocenti uccisi; Vinca, 147 morti, 196 considerando gli altri eccidi di quei giorni; e poi Tenerano, Regnano, Bergiola Foscalina, Fosse del Frigido. E prima ancora Forno, autori i tedeschi e i fascisti della Decima Mas.
“A Bardine – ha spiegato Rossi – i fascisti furono chiamati dai nazisti solo ad assistere, una sorta di ‘zuccherino’, poi furono chiamati a partecipare in prima persona, tant’è che la strage di Vinca, dove non operavano partigiani, fu dovuta probabilmente, per ragioni di rancore personale, alla volontà del fascista di Carrara Giovanni Bragazzi”. Ma, per fare un esempio, “nessuno dei nazisti condannati per le stragi di Bardine e di Vinca ha mai fatto un giorno di carcere, perché la Germania nel dopoguerra non concesse mai l’estradizione”. E i fascisti, “grazie all’amnistia, pur condannati all’ergastolo, fecero pochissimi anni di carcere: Bragazzi cinque, altri meno, tutti gli altri non arrivarono a sei o sette”.
“Prevalse la ragion di Stato – hanno sostenuto Pagano e Rossi –, l’estradizione era sgradita sia ai tedeschi che agli italiani, perché la Germania Ovest doveva entrare nella Nato e perchè, se l’Italia chiedeva l’estradizione, doveva poi concederla per i fascisti italiani autori delle stragi di cui chiedevano l’estradizione i greci, gli albanesi… Prevalse, inoltre, una malintesa volontà di pacificazione: le amnistie, a partire da quella di Togliatti, furono gestite in modo tale da garantire l’impunità per molti e l’assoluta continuità dello Stato”.
“Il fascismo non è mai morto – ha concluso Rossi – qualcosa abbiamo sbagliato, dobbiamo reagire e ricreare l’unità degli antifascisti”.

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