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Giorgio Pagano presenta “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945” a Vernazza venerdì 9 settembre e a Framura sabato 10 settembre

a cura di in data 7 Settembre 2016 – 21:30
Invito a Vernazza

Invito a Vernazza

GIORGIO PAGANO PRESENTA
EPPUR BISOGNA ARDIR. LA SPEZIA PARTIGIANA 1943-1945

* Vernazza Chiosco del Comune – venerdì 9 settembre ore 18
* Framura Sala consiliare – sabato 10 settembre ore 21

Il libro di Giorgio Pagano “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945”, dopo le affollate presentazioni alla Spezia, Sarzana, Levanto, Lerici, Sesta Godano, Migliarina, Follo, Valmozzola, Pontremoli, Arcola, Sestri Levante, Massa (Memofest), Genova, Pignone, Monterosso, Massa (Mostra della Resistenza), Groppo di Sesta Godano e Deiva Marina, verrà presentato a Vernazza e a Framura, per iniziativa dei rispettivi Comuni, delle rispettive Sezioni Anpi e dell’Associazione Culturale Mediterraneo. L’appuntamento a Vernazza è per venerdì 9 settembre alle ore 18 nel Chiosco del Comune: interverranno il Sindaco Vincenzo Rezasco e Francesca Salmonese, consigliera delegata alla Cultura. A Framura il libro sarà presentato sabato 10 settembre alle ore 21 nell’aula consiliare, in località Setta: interverranno il Sindaco Andrea Da Passano e un rappresentante della Sezione Anpi di Deiva Marina e Framura
Il libro, edito da Cinque Terre, è una storia della Resistenza nella IV Zona operativa, fatta rivivere attraverso le testimonianze dei protagonisti, le ragazze e i ragazzi di settant’anni fa. “Eppur bisogna ardir” si apre con la prefazione di Donatella Alfonso, giornalista di “Repubblica” e scrittrice, e prosegue con l’introduzione dell’autore e i tre capitoli “La Storia”, “Racconti e ritratti” e “Facio e Laura” (si tratta delle pagine dedicate alle figure di Dante Castellucci “Facio”, partigiano ucciso da altri partigiani, e della sua compagna Laura Seghettini).

Tra i protagonisti del libro ci sono anche i partigiani delle Cinque Terre e della Riviera, combattenti nelle Brigate “Costiera”, “Cento Croci” e “Gramsci” e nella Colonna “Giustizia e Libertà”. In particolare, è narrata la tragica vicenda del sacrificio, durante l’epica battaglia del Gottero del 20 gennaio 1945, a Frandalini di Adelano, di dodici patrioti di “Giustizia e Libertà”, quasi tutti di Vernazza. Un’intera generazione di quel paese venne cancellata: erano tutti giovanissimi, tranne il padre di due degli uccisi, fratelli gemelli.

Invito a Framura

Invito a Framura

La conclusione è affidata al saggio “La Resistenza e la sua eredità 1945-2015”, una riflessione su come trasmettere ai giovani la scelta morale e la concezione della politica della Resistenza e su come far sì che l’antifascismo e la Costituzione siano alla base di uno “spazio repubblicano” condiviso da tutti gli italiani. “Oggi -sostiene l’autore- i partiti non ci sono più, o almeno non ci sono più quelli veri, radicati nel popolo. Prima l’eredità della Resistenza cercavano, anche se non ci sono mai riusciti fino in fondo, di trasmetterla loro. Ma oggi? Dobbiamo ripartire dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza, che sono i protagonisti delle tante piccole storie di questo libro. Ma ripartire anche, più in generale, dalle donne e dagli uomini semplici della nostra storia del dopoguerra e di oggi. Non dai poteri costituiti, ma dai germogli che nascono dal basso, dalla società”.

Il titolo del libro è quello di un verso originario di “Fischia il vento”, la canzone più amata dai partigiani ai monti. Giorgio Pagano spiega così lo spirito che pervade il libro: “L’ardore, inteso come coraggio morale, è il tema di questo libro. Perché, come disse Robert Kennedy, ‘il coraggio morale è merce più rara del coraggio in battaglia o dell’intelligenza’. Settant’anni fa ognuno si trovò solo di fronte alla propria scelta. Ogni partigiano ebbe un suo personale ‘ardir’: da tutte queste storie individuali sorse una storia collettiva. Fu la dimensione morale, che Piero Calamandrei indicava come una sorta di impulso diffuso, generato ‘da una voce sotterranea’, a indicare agli italiani la via della ribellione e del riscatto. Le ombre della Resistenza, che pure ci furono, non scalfiscono la luce della dimensione morale. Il valore del coraggio morale dei partigiani è più che mai attuale in una fase in cui è del tutto assente dalle qualità degli uomini pubblici, sostituito dall’accondiscendenza supina e dalla cedevolezza d’animo. Di coraggio morale abbiamo bisogno per tornare alla politica-virtù contro la politica-cinica tecnica del potere”.

 


 

“Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945” di Giorgio Pagano ha fatto tappa anche a Vernazza e a Framura, per la diciannovesima e la ventesima presentazione.

I Sindaci Vincenzo Rezasco e Andrea Da Passano hanno introdotto gli incontri. Rezasco ha insistito su due tratti salienti che emergono dal libro: “la Resistenza come moto popolare e il contributo dato dalle donne e dagli uomini semplici” e “la solidarietà e l’empatia con gli altri come elementi di fondo della concezione morale e politica della Resistenza”. Da Passano ha parlato di un libro “che colpisce al cuore per come riesce a calarsi nelle storie di vita di quel tempo” e che “ci insegna, nella parte finale, come la lotta di liberazione sia una lotta quotidiana, da combattere ogni giorno contro il male e le ingiustizie”.

Giorgio Pagano ha ricordato, in entrambe le iniziative, Pietro Gnecchi, uno dei nove partigiani della leggendaria battaglia del Lago Santo, scomparso pochi giorni fa: “Pietro non fu solo un eroe della Resistenza, fu una persona semplice, schietta e schiva, che diede tanto senza mai chiedere nulla… furono più duri per lui i 29 anni passati in miniera in Belgio che non quelli passati ai monti”. Pagano ha così concluso: “I 140.000 minatori italiani in Belgio nel dopoguerra, accompagnati da 17.000 donne e 29.000 bambini, furono come i partigiani: ognuno a suo modo, ‘Costruttori d’Europa’. Di un’Europa che sembra oggi dimenticare, accecata da egoismi nazionali, la basi stesse della sua costruzione. Il 31 marzo del 1944 si riunirono in clandestinità a Ginevra i rappresentanti dei nove movimenti resistenziali più importanti. La Dichiarazione finale auspicava un’Europa che garantisse diritti sociali, politici ed economici… Finita l’epoca dei partiti veri e radicati nel popolo, il nuovo Pantheon di cui oggi sentiamo il bisogno non è quello dei grandi leader, ma quello delle donne e degli uomini semplici, di tutti quegli italiani che, spesso indipendentemente dalla loro appartenenza politica, hanno costruito ogni giorno la nostra democrazia. E’ da loro, dalle loro virtù civiche e morali, che dobbiamo ripartire per costruire l’Italia e l’Europa dei diritti”.

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