Presentazione alla Spezia di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Venerdì 5 aprile ore 17 alla Biblioteca Civica Arzelà di Ponzano Magra
28 Marzo 2024 – 08:58

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Giorgio Pagano e Bruno Arpaia discutono su “Gli anni Sessanta tra speranza ed inizio del declino” – San Terenzo, Parco Shelley – martedì 21 luglio ore 21

a cura di in data 12 Luglio 2020 – 10:01
Invito

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L’Associazione Culturale Mediterraneo e la Società Marittima Mutuo Soccorso di Lerici organizzano, martedì 21 luglio alle ore 21 al Parco Shelley di San Terenzo, l’incontro sul tema “Gli anni Sessanta tra speranza e inizio del declino”. All’iniziativa, che ha il patrocinio del Comune di Lerici, parteciperanno Giorgio Pagano, autore, con Maria Cristina Mirabello, del primo volume -intitolato “Dai moti del 1960 al Maggio 1968”- del libro “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, e Bruno Arpaia, autore del libro “Il fantasma dei fatti”. Introdurrà la scrittrice Susanna Raule, porterà il saluto Bernardo Ratti, Presidente della Società Marittima di Mutuo Soccorso di Lerici.
Il secondo volume del libro di Pagano e Mirabello uscirà in autunno con il titolo “Dalla primavera di Praga all’Autunno caldo”. Il primo volume contiene i Racconti. 1960-giugno 1968, le Immagini. 1952-giugno 1968 e i Documenti. Lerici è tra le protagoniste del libro: con i racconti sull’Ostello della Gioventù e su Madì, “la regina dei nomadi”, sul poeta della Serra Paolo Bertolani, sulle lotte operaie alla Pertusola, sulle iniziative culturali del Circolo La Carpaneta, fondato da Enrico Calzolari, e del Circolo Pozzuolo, sulla nascita della Scuola Alberghiera, nonché con le tante immagini d’epoca.

Nella Prefazione lo storico Paolo Pezzino ha scritto:
L’opera si segnala per l’utilizzazione di 330 testimonianze di donne e uomini che hanno vissuto le vicende degli anni Sessanta in provincia della Spezia (più quelle dei due autori). Le testimonianze non sono riportate nella loro integralità, ma inserite con frammenti all’interno della narrazione storica. Questa scelta consente di adottare uno stile di racconto coinvolgente e vivace, che fa sì parlare i testimoni, ma dà rilevanza e significato ai loro racconti all’interno di un contesto narrativo.
Altra caratteristica dell’opera è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose.
I due volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica.
In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”.

“Il fantasma dei fatti” di Bruno Arpaia è invece un romanzo; un libro avvincente, che ci trascina negli intrighi della politica italiana dal 1959 al 1963, nel mistero di due morti sospette: quelle di Enrico Mattei, fondatore di ENI, e Mario Tchou, ingegnere e collaboratore di Adriano Olivetti, e nei processi a Felice Ippolito, Segretario generale del Comitato nazionale per l’energia nucleare CNEN, e a Domenico Marotta, inventore del primo microscopio elettronico e direttore dell’Istituto Superiore di Sanità. Con questi uomini l’Italia era all’avanguardia su tutto, sarebbe potuta diventare un grande potenza internazionale. Poi la tempesta perfetta, così perfetta che qualcuno ipotizzò l’idea di un complotto internazionale ai danni del nostro Paese. Due morti eccellenti e due arresti clamorosi. In soli quattro anni era sparito del tutto il dominio italiano nella tecnologia, nell’indipendenza energetica, nella medicina. Questi sono i fatti su cui Arpaia sviluppa il suo romanzo, che ha due piani: è una inchiesta d’archivio ed è una fiction ricca di suspence, che se pur plausibile non ha completa rispondenza con la realtà.

Al Parco Shelley di San Terenzo si è tenuta l’affollata -con le regole del distanziamento fisico- iniziativa organizzata dall’Associazione Culturale Mediterraneo e dalla Società Marittima Mutuo Soccorso di Lerici sul tema “Gli anni Sessanta tra speranza e inizio del declino”.
Dopo il saluto di Bernardo Ratti, Presidente della Società Marittima, la scrittrice Susanna Raule ha introdotto i due scrittori protagonisti della serata: Giorgio Pagano, autore, con Maria Cristina Mirabello, del primo volume -intitolato “Dai moti del 1960 al Maggio 1968”- del libro “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, e Bruno Arpaia, autore del libro “Il fantasma dei fatti”. All’inizio e alla fine il cantautore Marco Rovelli, amico di Pagano e Arpaia, ha cantato brani degli anni Sessanta: canzoni di Bob Dylan, dei Corvi, di Claudio Lolli.
Arpaia ha ripercorso quattro episodi della politica italiana dal 1959 al 1963: due morti sospette, quelle di Enrico Mattei, fondatore di ENI, e di Mario Tchou, ingegnere e collaboratore di Adriano Olivetti, e i processi a Felice Ippolito, Segretario generale del Comitato nazionale per l’energia nucleare CNEN, e a Domenico Marotta, inventore del primo microscopio elettronico e direttore dell’Istituto Superiore di Sanità. Fatti che costrinsero l’Italia a limitare e indirizzare il proprio modello di sviluppo e a rinunciare al balzo decisivo verso una dimensione produttiva e tecnologica più avanzata: “il primo passo verso il declino attuale del Paese”, ha detto Arpaia. Che si è chiesto: “ci fu una longa manus, fu un complotto di potenze straniere?”.
“Il fantasma dei fatti” si conclude con un’altra ipotesi:
“A spiegare quanto accadde basta probabilmente l’interazione di incoscienza, ignoranza, miopia, risentimento e incompetenza dei nostri partiti politici e della nostra classe dirigente da Strapaese, bastano gli interessi privati preferiti a quelli pubblici… Magari ci fu qualche ‘aiutino’ della mafia e dei servizi segreti nostri o inglesi o di pezzi della Cia, ma fu una storia tutta italiana. E a me questa ipotesi sembra addirittura più tragica di quella del complotto”.
Giorgio Pagano ha concordato con questa tesi:
“Nel libro mi soffermo sul ‘Piano Solo’, il tentato golpe del generale De Lorenzo nel 1964, di cui fu certamente a conoscenza il Presidente della Repubblica Antonio Segni. Fu un complotto per ‘edulcorare’ il centrosinistra e renderlo più moderato? Sì, ma l’obiettivo era già stato raggiunto, come ha spiegato Aldo Moro nel suo ‘Memoriale’ dal carcere delle Brigate Rosse, con la manovra economica depressiva del Governatore della Banca d’Italia Carli e del Ministro del Tesoro Colombo, che comportò un ripiegamento delle forze di sinistra e dei sindacati e colpì al cuore il centrosinistra. Non a caso gli americani non appoggiarono De Lorenzo e Segni. Come sempre, la responsabilità principale fu italiana, delle nostre classi dirigenti. Il decennio 1958-1968 fu una grande opportunità mancata: la paralisi del centrosinistra comportò anche la crisi della politica del PCI, quella del dialogo dall’opposizione per fare le ‘riforme di struttura’. Il Paese era in un vicolo cieco, così tutte le forze politiche. Emersero in quegli anni i limiti del riformismo, tanto di governo, quanto di op¬posizione: il deficit di risorse riformistiche nel sistema politico, l’immobilismo, la mancanza di alternative. E’ solo comprendendo questi limiti che si può cogliere la “rottura storica” rappresentata, in Italia, dal 1968-1969. La ribellione morale dei soggetti sociali emergenti, gli operai e gli studenti, si scatenò contro le forze che stavano portando al declino del Paese”.
Pagano si è soffermato, tra l’altro, sui protagonisti della Lerici degli anni Sessanta: i ragazzi, provenienti da tutto il mondo, dell’Ostello della Gioventù e Madì, “la regina dei nomadi”, Enrico Calzolari e il Circolo culturale La Carpaneta, il Circolo culturale Pozzuolo, la Scuola Alberghiera nata nel 1968, Ovidio Iozzelli capo degli operai della Pertusola, Dino Grassi capo degli ansaldini del Cantiere Muggiano… Fino alla conclusione, dedicata al poeta lericino Paolo Bertolani, di cui Pagano ha letto la poesia “A Francesco”, che ha al centro il tema della speranza.

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