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Sarzana, la ‘ndrangheta e la politica che ritrova il coraggio dell’utopia

a cura di in data 18 Febbraio 2013 – 10:21

Mostra fotografica a cura di Enrico Amici “Area Mardichi”, 12 febbraio-2marzo 2013, Archivi multimediali Sergio Fregoso (2012) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia – 17 Febbraio 2013 – Qualcosa è cambiato in Liguria. Qualcosa di profondo: addirittura, nella Riviera di Ponente, sono stati sciolti importanti Comuni per infiltrazioni mafiose. E’ ormai assodato che la ‘ndrangheta calabrese abbia rapporti storici con la Liguria. Ma da noi, a Spezia? Il coordinamento spezzino di “Libera – associazioni nomi numeri contro le mafie” ha presentato nei giorni scorsi l’opuscolo intitolato “Una storia semplice. Pare che Sarzana è ‘ndranghetista” per tenere desta l’attenzione: il libretto, la cui stesura è frutto del lavoro collettivo del coordinamento, non risponde con un sì o con un no alla scabrosa domanda, ma fornisce spunti di riflessione sul rischio del radicamento di organizzazioni criminali nel capoluogo della Val di Magra e sulla necessità di un’azione di contrasto rigorosa da parte di istituzioni, partiti, associazioni, cittadini.

“Non è la storia giudiziaria che ci sta a cuore. Anche i personaggi contano fino a un certo punto. Quello che conta e quello che resta -precisa l’opuscolo fin dall’inizio- è il palcoscenico, è il contesto”. E il contesto suggestiona e fa davvero riflettere. I ragazzi di Libera hanno cominciato ad occuparsi del tema quattro anni fa, dopo aver letto la relazione del 2008 della Direzione investigativa antimafia che citava Sarzana come sede di un “locale” di ‘ndrangheta: “si segnala la presenza di soggetti potenzialmente in grado di mantenere contatti con cosche criminali di origine calabrese, ormai da decenni presenti nel territorio del Comune di Sarzana”. Hanno poi proseguito con gli incontri nelle scuole, con la sollecitazione a costituire in Comune a Sarzana la Consulta della Legalità, con l’azione costante per farla funzionare. E ora con il libretto, che si legge come un racconto di fatti, nomi, date che lega in un filo rosso tessuto dalla ‘ndrangheta Sarzana a Roghudi, piccolo centro calabrese dell’Aspromonte (dove non a caso esiste una strada intitolata a Sarzana). Certo, i ragazzi dell’associazione guidata da don Luigi Ciotti chiariscono subito che l’operazione “Maglio 3”, nella quale fu arrestato, nel 2011, un calabrese da tempo residente a Sarzana, si è per ora conclusa con un’assoluzione. Ma non rinunciano a interrogarsi su una storia che comincia nel 1965, con una sparatoria a Santo Stefano Magra nella quale furono coinvolti uomini originari di Roghudi, prosegue con le bombe e gli attentati negli anni ’70 e ’80 e arriva fino ai giorni nostri, intrecciando attività illegali -traffico di droga, gioco d’azzardo, usura, racket, sfruttamento della prostituzione- con l’economia legale dell’edilizia, dell’ortofloricoltura e del commercio. La conclusione di questo excursus che si legge tutto d’un fiato è coerente con l’assunto iniziale: “Non si vuole dimostrare nulla: non si vuole affermare che la ‘ndrangheta a Sarzana esiste, ma neppure che non esiste. Si è voluto narrare un mondo, uno spaccato di vicende, uno spazio vivente”.
Libera continua con questo libretto la battaglia contro le mafie e per promuovere legalità e giustizia. A Sarzana come in tutto il Paese. E’ una battaglia che coinvolge molti giovani: non a caso gli autori del libretto sono giovanissimi. Chi, come me, era a Genova il 21 marzo dell’anno scorso è rimasto colpito dall’enorme numero di giovani presenti, la grande maggioranza dei 100.000 in piazza. Il 21 marzo, il primo giorno di primavera, Libera organizza ogni anno, dal 1996, la Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime di tutte le mafie: è il simbolo della speranza che si rinnova, e anche un’occasione di incontro con i familiari delle vittime, che in Libera hanno trovato la forza di risorgere dal loro dramma, elaborando il lutto per una ricerca di giustizia vera e profonda, trasformando il dolore in uno strumento concreto, non violento, di azione di pace. La cosa peggiore sarebbe deludere questi ragazzi e non sostenere il loro impegno quotidiano, tenace, discreto, silenzioso. Le istituzioni possono fare molto: istituire le Consulte della Legalità, aprire sportelli di ascolto e assistenza alle vittime della criminalità organizzata, confiscare i terreni dei mafiosi e affidarli a cooperative sociali, fare opera di prevenzione per contrastare il reclutamento di giovani da parte delle organizzazioni criminali. Dalla politica i ragazzi di Libera si attendono coerenza, lungimiranza, onestà. E utopia. Lo spiega con bellissime parole don Ciotti: “Se c’è una parola che la politica si guarda ormai dal pronunciare -impedita dalla stanchezza, dalla sfiducia, dalla rassegnazione a gestire l’esistente e a sfruttare rendite di posizione- è la parola utopia. Ma una politica incapace di volare alto, d’investire e di sperare nel futuro -ossia di scommettere sul difficile per ottenere il possibile- è una politica senz’anima, lontana dai sogni e dalle aspirazioni delle persone e in particolare dei giovani”.

Mostra fotografica a cura di Enrico Amici “Area Mardichi”, 12 febbraio-2marzo 2013, Archivi multimediali Sergio Fregoso (2012) (foto Giorgio Pagano)

Mostra fotografica a cura di Enrico Amici “Area Mardichi”, 12 febbraio-2marzo 2013, Archivi multimediali Sergio Fregoso (2012) (foto Giorgio Pagano)

Mostra fotografica a cura di Enrico Amici “Area Mardichi”, 12 febbraio-2marzo 2013, Archivi multimediali Sergio Fregoso (2012) (foto Giorgio Pagano)

Post scriptum: le fotografie pubblicate oggi fanno parte di una mostra inaugurata martedì 12 febbraio agli Archivi multimediali del Dialma Ruggiero, allestita da Maurizio Cavalli con la professionalità di sempre. Quella sera il curatore, Enrico Amici, e noi autori lo abbiamo ringraziato con calore. Purtroppo, nella notte, Maurizio se ne è andato: con leggerezza, con il sorriso schivo di quella sera. Ci mancheranno la sua umanità e disponibilità, le sue doti di organizzatore culturale, il suo amore per la città e per la memoria, il suo estro di musicista. Maurizio era un punto di riferimento. Lo ricorderemo, indicheremo ai giovani il suo ingegno e ci daremo da fare in tanti per cercare di proseguire la sua opera.

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