Presentazione alla Spezia di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Sabato 23 marzo ore 17 ad Arcola
17 Marzo 2024 – 20:08

Presentazione alla Spezia di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiSabato 23 marzo ore 17Sala polivalente, piazza 2 giugno – ARCOLA
Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria …

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Nuovo Ospedale tutto pubblico? Si può fare

a cura di in data 7 Aprile 2021 – 10:25

La Spezia, il forte Bramapane
(2017) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia, 28 marzo 2021 – La vicenda del nuovo Ospedale del Felettino è entrata, con la deliberazione della Giunta regionale del 19 marzo 2021, in una fase nuova.
E’ positivo che la Regione abbia messo da parte le scelte annunciate nella conferenza stampa del Presidente Toti del 14 dicembre 2020: tutte le risorse nazionali assegnate all’Ospedale del Felettino sarebbero state destinate ad altri interventi nelle province liguri, perché il nuovo Ospedale avrebbe dovuto essere realizzato dai privati con la formula del “leasing in costruendo”. In cambio i privati avrebbero avuto la gestione dell’Ospedale a livello di servizi alberghieri, non sanitari, per almeno una trentina d’anni. Quindi: il privato, esclusivamente con capitali propri, avrebbe realizzato l’Ospedale per poi affittarlo all’ASL 5, che a sua volta avrebbe pagato un canone d’affitto assai oneroso per restituire nei trent’anni successivi l’investimento del privato. L’azienda sanitaria avrebbe dovuto corrispondere ai costruttori-gestori due canoni annuali: uno legato all’edificazione dell’opera e uno connesso con i servizi alberghieri. Su questa rubrica ho evidenziato, in sintonia con il Manifesto della sanità locale e con altre forze associative e politiche, le conseguenze drammatiche per la nostra sanità: una gran parte del bilancio della nostra ASL ipotecata per i prossimi trent’anni, con il rischio di dover privatizzare anche la parte sanitaria.
Nelle scorse settimane il quadro è cambiato. Ci sono elementi positivi, ma nell’ambito di una strategia finanziaria che resta sbagliata e gravida di conseguenze negative. E molte domande sono ancora senza risposta.
Innanzitutto c’è la novità dei costi dell’opera: nel dicembre 2020 ammontavano a 175 milioni, ora sono aumentati vertiginosamente a 264 milioni. Perché?


La Spezia, il forte Bramapane
(2017) (foto Giorgio Pagano)

Le altre novità riguardano le modalità di finanziamento: 178 milioni su 264 saranno a carico del pubblico, il privato finanzierebbe i rimanenti 86 (un terzo del costo). Non più con il “leasing in costruendo” -ecco la seconda novità- ma con la “concessione di costruzione e gestione”. L’Ospedale non sarà più proprietà dei privati -a cui pagare un affitto- per almeno trent’anni, come nell’ipotesi precedente. E tuttavia il ruolo dei privati resta, come vedremo, determinante e molto rischioso.
Terza novità: la Regione ha recuperato 104 milioni dei 120 del primo accordo di programma con lo Stato, risalente al 2013 (11 li ha già spesi), e ha aggiunto 29 milioni al suo contributo -in sostituzione degli aleatori proventi della vendita dell’Ospedale Sant’Andrea- per arrivare a un totale di 178 milioni di soldi pubblici. Va precisato che tutte le risorse a carico del bilancio regionale, in tutto 74 milioni, saranno sostituite con le risorse dedicate all’edilizia sanitaria che lo Stato assegnerà alla Liguria per il triennio 2021-2023. E, soprattutto, va evidenziato che non sono compresi, nei 178 milioni, i 24 milioni del secondo accordo di programma con lo Stato, quello del 2017. Perché? Se la Regione ha recuperato la prima tranche, potrebbe farlo anche con la seconda. Lo farà, dice la delibera del 19 marzo, ma per “interventi strutturali in sanità programmati dalla Regione”, cioè per interventi nelle altre province liguri. E perché non per l’Ospedale del Felettino, per il quale queste risorse erano state stanziate? Basterebbe chiederlo, e avremmo 24 milioni in più. Per gli altri 62 milioni -se proprio il costo deve salire a 264- basterebbe un mutuo agevolatissimo, con tassi di interesse assai prossimi allo zero, con la Cassa Depositi e Prestiti, con cui la Regione ha siglato un protocollo di intesa. La Cassa, istituto finanziario a prevalente capitale pubblico, è disponibile a finanziare in modo agevolato il privato, come si legge nel Protocollo di intesa tra Regione, ASL 5, IRE e Cassa Depositi e prestiti approvato dalla Regione l’8 agosto 2020; ma -anche in questo caso basterebbe chiederglielo- lo farebbe anche per il pubblico.

Insisto sulla proposta di un nuovo Ospedale tutto finanziato dal pubblico -che, come ho cercato di dimostrare, è del tutto praticabile- per un motivo molto semplice: la Regione, sia pure in un quadro nuovo, ha scelto ancora di affidare i servizi non sanitari al privato, con un canone per l’ASL 5 di 14,8 milioni l’anno. Meno rispetto all’ipotesi precedente, che prevedeva che l’ASL pagasse anche l’affitto dell’Ospedale, ma comunque sempre troppi per il nostro bilancio, che sarebbe troppo ingessato. Meglio non avere le mani così legate.
Restano altre due grandi questioni da risolvere.
La prima: se all’Ospedale del Felettino sarà applicato il cosiddetto decreto Balduzzi perderemo, a causa del nostro ristretto bacino di utenza, reparti fondamentali: Pneumologia, Malattie infettive, Cardiologia vascolare… Bisogna battersi per una deroga, che è possibile in considerazione della nostra specificità. La Regione ha riconosciuto che il problema dell’Ospedale di Spezia non è solo sanitario, è anche economico: perché la fuga dei pazienti verso la Toscana porta un grave danno economico. Con la falcidia dei reparti provocata dall’applicazione del decreto Balduzzi questo problema non si risolverebbe ma si aggraverebbe. L’esperienza insegna: se manca un reparto, gli spezzini vanno a Massa o a Pisa, non nella più lontana Genova.
La seconda grande questione: non si parla più di Sarzana. Mentre invece serve, più che mai, un progetto di coordinamento provinciale: cosa si fa a Spezia, cosa si fa a Sarzana. Oggi e in prospettiva. Se all’Ospedale di Sarzana si destruttura ancora, la sua privatizzazione rischia di diventare inevitabile.

Post scriptum:
Sui temi trattati in questo articolo rimando ai tre articoli di questa rubrica pubblicati il 20 e il 27 dicembre 2020 e il 3 gennaio 2021; e all’intervento di Pierangelo Canessa pubblicato nella newsletter La Voce del Circolo Pertini del 28 febbraio 2021, leggibile su www.associazioneculturalemediterraneo.com

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