Presentazione alla Spezia di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Venerdì 5 aprile ore 17 alla Biblioteca Civica Arzelà di Ponzano Magra
28 Marzo 2024 – 08:58

Presentazione alla Spezia di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiVenerdì 5 aprile ore 17Biblioteca Civica Arzelà – PONZANO MAGRA
Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di …

Leggi articolo intero »
Crisi climatica e nuove politiche energetiche

Economia, società, politica: anticorpi alla crisi

Quale scuola per l’Italia

Religioni e politica

Ripensare il Mediterraneo un compito dell’Europa

Home » Rubrica Luci della città di Giorgio Pagano

Elogio di una piccola follia

a cura di in data 3 Novembre 2013 – 10:26

Don Andrea Gallo con Giorgio Pagano nella Sala consiliare del Comune di Sarzana, il 26 gennaio 2011, alla presentazione del libro “La sinistra la capra e il violino” (foto Enrico Amici)

Città della Spezia – 3 Novembre 2013 – Come sta vivendo la nostra città gli anni della “Grande crisi”? I contraccolpi occupazionali sono molto pesanti, e la coesione sociale, con le prime crepe del welfare, si è indebolita. E tuttavia, accanto al dolore sociale, alla depressione, al risentimento e alla rabbia, ci sono anche la resistenza, la speranza, la voglia di mettersi in discussione e di cogliere la crisi come opportunità per cambiare. C’è l’invettiva ma c’è anche la cultura, che è l’unico modo per conoscere e migliorare una realtà molto complessa. C’è l’uso sistematico dei luoghi comuni del “pensiero unico” che ci avvolge come un involucro asfissiante, ma ci sono anche molte idee alternative o comunque diverse da quelle dominanti. Qualcuno, per esprimere il fatto che in città ci sono anche la vivacità e le novità, usa la parola “movida”. E’ una descrizione superficiale, ma serve per attaccarsi alla coda di questa parola, vida = vita. Ecco, bisogna entrare in rapporto con la vita, con tutto ciò che spera e resiste, per cercare di dare ad esso ancora più sostanza ed ambizione. In questa vivacità occorre immettere la cultura della cittadinanza attiva, della discussione pubblica, della democrazia culturale, del dibattito non conformista, della partecipazione civica.

Lou Reed, concerto ai Giardini Pubblici della Spezia del 1° giugno 2006 (foto Alessandro Corio)
Alessandro Corio, fotografo ufficiale del Festival Pop Eye, ha immortalato Lou Reed nella galleria fotografica presente sul suo sito web http://www.alessandrocorio.com/ext/musica/loureed/01.htm

Cinque anni fa l’Associazione Culturale Mediterraneo nacque proprio per questo. Fu una mia proposta, che trovò subito molte adesioni. Avevo fatto, già nel corso del mio mandato da Sindaco e ancor più dopo, esperienze che mi avevano cambiato. Con l’impegno nella cooperazione internazionale era iniziato il mio amore prima per la Terrasanta e poi per l’Africa, con i loro conflitti, le loro tragedie, i loro misteri. Avevo dentro di me molto più chiaro ciò che in fondo mi aveva già mosso fin dai tempi del Pci e poi da Sindaco: non è vero che esiste la “grande politica” e poi ci sono i gesti quotidiani. C’è un’unica grande politica, fatta di grandi e piccoli gesti, di ciascuno di noi, della società civile, dei partiti e delle istituzioni. La grande politica è quella che concepisce grandi disegni e sa soprattutto trovare strumenti, progetti, situazioni in cui porre un segno di futuro, anche piccolo, dalla parte della vita degli ultimi. Avevo capito fino in fondo che la grande politica è innanzitutto capacità di rispondere alla domanda semplice delle persone senza storia, di combattere le diseguaglianze, di mettere al centro il diritto al sapere e alla cultura per tutti. Trovai una forte sintonia con molti amici, espressione del mondo della scuola e delle associazioni cittadine. Le persone, insomma, che sentivo più vicine. Con le quali, subito dopo, demmo vita anche al Coordinamento Io non respingo e al Comitato Dialoghi di Pace in Medio Oriente.
Non avevamo ovviamente la pretesa di essere la “voce” della città, ma le voci, al contrario, volevamo moltiplicarle. Eravamo, e siamo, solo un frammento, disponibile a raccontare Spezia e a riflettere su Spezia insieme ad altri: associazioni vecchie e nuove, scuole, sguardi in movimento. Oggi possiamo dire di esserci almeno in parte riusciti. Mediterraneo è diventata un punto di riferimento del dibattito culturale in città e in provincia: 120 iniziative e oltre 12.000 presenze, in stretta collaborazione con molti soggetti culturali e sociali e con le istituzioni. Anche il “cartellone” dell’autunno 2012 ne è un esempio. Cito a caso i partner, limitandomi a quelli locali: Festa della Marineria, Libriamoci, Emergency, Compagnia degli Scarti, Consulta Studentesca Provinciale, Federazione degli Studenti, Cisl… E con tantissime altre voci della città abbiamo collaborato in passato e lo faremo in futuro. Tutto grazie al volontariato e senza alcun contributo pubblico. Ricordo il clima di cinque anni fa e l’interrogativo di tanta parte del mondo politico: “chissà che cosa c’è dietro, chissà quali mire…”. Domande tipiche di una visione del mondo cupa, per cui “niente si fa per niente”, incapace di comprendere che ci sono cittadini che fanno un patto tra loro perché vogliono impegnarsi per discutere, lanciare idee, far crescere il pensiero critico, arricchire la politica di competenza, cultura, partecipazione e farla entrare in rapporto con la vita, costruire un’opinione pubblica forte e autonoma che si batte per questi obbiettivi e non per concorrere a qualche incarico. Naturalmente un po’ di autocritica e di autoironia non guasta, per cui dobbiamo vedere anche i nostri limiti. Dobbiamo suscitare più partecipazione, avere più capacità di elaborazione. E tuttavia i risultati raggiunti non sono pochi, in tutti e cinque i filoni di attività, che impegnano i nostri gruppi di lavoro. Il gruppo “Ripensare il Mediterraneo, un compito dell’Europa” ha fatto sì che il tema diventasse centrale per la Regione Liguria, che ne discuterà il 18 novembre insieme a tutte le realtà liguri impegnate nelle relazioni internazionali; il gruppo “Quale scuola per l’Italia” è la sede di una riflessione che ha coinvolto molti docenti, da cui sono scaturite proposte non solo sui “conti” della scuola (i finanziamenti) ma anche e soprattutto sulla sua “anima” (il progetto culturale ed educativo): ne discuteremo il 29 novembre con il Ministro Carrozza; il gruppo “Economia, società, politica: anticorpi alla crisi” è una “palestra” di riflessione sul nuovo modello di sviluppo necessario anche alla nostra provincia, dal turismo sostenibile alla green economy, dall’economia solidale a quella della cultura e della creatività; il gruppo “Religioni e politica” è la sede del dialogo tra tutte le tendenze etiche, quelle religiose e quella non credente, operanti in città; il gruppo “Crisi climatica e nuove politiche energetiche” ha prodotto un’elaborazione sulla materia (ne ho scritto in questa rubrica il 1° settembre 2013) che discuteremo il 2 dicembre con il Ministro Orlando.
Ecco, Mediterraneo -con tutti i suoi limiti- è stato ed è questo luogo di confronto. A cui ci spinge il progetto razionale, ma anche il desiderio di resistere a questo tempo di “passioni tristi”, di accendere la vita e darsi una speranza, il bisogno di socialità e di rendersi utili, e anche l’insoddisfazione per lo stato attuale dei partiti (anche se alcuni di noi ne fanno parte). Insomma, ci spingono progetti e passioni comuni, non astute strategie. Ricordo una delle nostre più belle iniziative, un confronto sul Mediterraneo e l’Europa -era il 2009- con il sociologo Franco Cassano e il grande scrittore Vincenzo Consolo, purtroppo scomparso nel 2012. Quel giorno Cassano mi disse: “Tra le ragioni che spingono ad associarsi è bene ci sia un po’ di sana follia, la scommessa di rompere quella forza di gravità che fa ruotare tutto intorno al potere”. Non so fino a quando durerà questa nostra piccola follia, ma sarebbe bene che chi ne ha fastidio o la tratta con sufficienza cercasse, per una volta nella propria vita, di aprirsi al suo mistero.
A proposito di sana follia: il modo migliore per celebrare il nostro quinto anno di vita non poteva essere che quello di dedicare la giornata al nostro amico fraterno don Andrea Gallo. La sua capacità di accompagnare e di accogliere, di resistere e di sperare era davvero straordinaria. Nella maturazione della mia concezione della politica l’apporto del suo esempio è stato fondamentale. Spero che saremo in tanti martedì 5 novembre alle 17 al Centro Allende: insieme al portavoce della Comunità di San Benedetto al Porto Domenico “Megu” Chionetti, a Andrea Ranieri, figlio del partigiano Paolino, e al regista Luigi Faccini, di cui vedremo il film sul Gallo Andrea, dicci chi sei. In tanti, tutti convinti che il problema dell’altro è anche il nostro problema.

Post scriptum. La prima fotografia è di Enrico Amici: il Gallo è a Sarzana, nella Sala consiliare, il 26 gennaio 2011 a presentare il mio La sinistra la capra e il violino. La seconda fotografia è di Alessandro Corio: è una foto del concerto di Lou Reed a Spezia, ai Giardini Pubblici, il 1° giugno 2006. Lou Reed ci ha lasciati domenica scorsa. Dai Velvet Underground ad oggi ha attraversato la storia della musica contemporanea con una fortissima originalità. Poeta dei bassifondi di New York, sperimentatore innamorato dell’avanguardia, rocker elettrico, Reed ha cambiato molte volte abito e suono ma è rimasto sempre se stesso. Il concerto spezzino fu molto bello e intenso. Io e Umberto Bonanni volemmo organizzarlo a tutti i costi, anche a quello di forzare il format del festival Pop Eye, che iniziò quella sera ma proseguì poi a luglio. Dopo Patti Smith e i Sonic Youth volevamo “chiudere il ciclo” dell’avanguardia newyorkese, anche per legare sempre più Pop Eye e CAMeC. La tappa spezzina fu la prima del tour europeo: Reed si fermò da noi quattro giorni, fece prove lunghissime e bellissime al Civico. Cantò per ore e ore Walk in the Wild Side, che poi non entrò nella scaletta. In concerto si presentò non da rockstar, ma con una felpa grigia con cappuccio. Quasi come se proseguisse le prove. Era in forma smagliante, la sua chitarra aveva un suono potente. Ricordo una bellissima versione di Coney Island Baby e, come bis, Sweet Jane. E soprattutto Perfect Day, il riposo del guerriero dopo l’inferno, la droga, gli abissi della coscienza. Era un poeta rock che raccontava l’impossibilità della vita.

lucidellacitta2011@gmail.com

Popularity: 4%