Presentazione alla Spezia di “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” di Dino Grassi – Venerdì 5 aprile ore 17 alla Biblioteca Civica Arzelà di Ponzano Magra
28 Marzo 2024 – 08:58

Presentazione alla Spezia di“Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista”di Dino GrassiVenerdì 5 aprile ore 17Biblioteca Civica Arzelà – PONZANO MAGRA
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Don Sandro Lagomarsini, un saggio scomodo (prima parte)

a cura di in data 31 Dicembre 2021 – 13:35

La classe seconda elementare della scuola Silvio Pellico di Ameglia – anno scolastico 1946-1947 – Sandro Lagomarsini è contrassegnato da un cerchio
(archivio Lagomarsini)

Ameglia informa 1° dicembre 2021
DA AMEGLIA A SARZANA

Non fu un’infanzia facile, quella di Sandro Lagomarsini. Nato il 29 gennaio del 1940, di fatto conobbe il padre, partito per la guerra il 2 giugno dello stesso anno, solo nei primi giorni di agosto del 1945, quando aveva cinque anni e mezzo. Marino Lagomarsini, così si chiamava il padre, fu fatto prigioniero quasi subito in Africa, a Massaua, e per due-tre anni non diede notizie di sé. Era prigioniero in Scozia, vicino alle Highlands. “Tornò qualche mese dopo la fine della guerra perché gli inglesi gli fecero fare il taglio del grano. Era magrissimo – mi racconta don Sandro –, ricordo che mangiavo poco perché mi davano fastidio le tonsille, e che lui, scandalizzato per la tanta fame che aveva fatto, scappò di casa scandalizzato”. Marino sbarcava il lunario spaccando le pietre nelle cave di Camisano – “mia madre non riusciva a togliergli la fame” –, poi fece il cameriere nella nave “Nebulosa” dell’Agip, in Centroamerica. Al giovane Sandro mancò la figura paterna, il ruolo dominante lo ebbe la madre, che governava la casa, si occupava dei figli – Sandro aveva una sorella e un fratello – e lavorava nei campi.
Dopo la scuola elementare Pellico ad Ameglia, dalle suore di Lugo di Romagna, Sandro frequentò la scuola media Carducci di Sarzana, di cui ricorda l’insegnante Ciriaco Corlito: “Dopo la prima media rifiutò la torta di mia madre, dicendo che l’avrebbe accettata solo dopo la licenza media… Leggeva le lettere dal carcere di Luigi Settembrini e si commuoveva”.
Poi si iscrisse al Liceo Classico Parentucelli di Sarzana, dove è ricordato come “ottimo studente”.
La vocazione sacerdotale arrivò nel 1957-1958. Non fu la famiglia ad indirizzarlo, come avveniva allora in molti casi. Mi dice don Sandro:
“Fu una mia scelta. I miei genitori cercarono in tutti i modi di scoraggiarmi, la presero male. Andavano in chiesa ma votavano per i repubblicani. Frequentavo l’Azione Cattolica, avevo letto le opere di G.K. Chesterton, l’autore dei racconti di padre Brown, e di Thomas Merton, monaco pacifista, esponenti di un cattolicesimo che vive con la cultura migliore del suo tempo”.
Sandro entrò in seminario nel 1958, nel 1959 diresse un campo scuola dell’Azione Cattolica a Antey Saint-André, in Val d’Aosta. Un amico dirigente dell’Azione Cattolica di Genova, Giorgio Dani, gli fece avere “Esperienze pastorali” di don Lorenzo Milani, libro già ritirato dal commercio, e don Dino Ricchetti, il Rettore del Seminario, gli diede il permesso di leggerlo:
“Il Concilio Vaticano Secondo e don Milani sono stati i miei punti di riferimento fondamentali”.[1]

Il campo scuola di Azione Cattolica ad Antey Saint-André – 1959 – Sandro Lagomarsini è in seconda fila, in ottava posizione da sinistra
(archivio Lagomarsini)

Un “maestro” tra i docenti del Seminario, invece, non lo trovò: “Sono stato un orfano”, mi dice. Anche se ha parole di stima per don Ricchetti e per don Lino Crovara. “Sono sempre stato un ribelle – continua –, in Seminario si mangiava male, e io protestavo”.
L’impeto al rinnovamento del giovane seminarista si espresse in primo luogo in un campo in cui i cattolici del tempo erano molto impegnati, il “cineclubismo”:
“Nel 1962 fondai il Cineforum di Sarzana: Fellini, Bergman, Pasolini (‘Il Vangelo secondo Mat­teo’), i registi giapponesi. Misi Egidio Banti (che aveva quindici anni) a guidare il Cineforum dei ragazzi. Collaborai con il Cineforum dei Padri Gesuiti di Carrara. Chiamai, per incontri con la gioventù, sia il gesuita Angelo Arpa che lo scolopio Ernesto Balducci.”.[2]
Nel 1963 Sandro fu ordinato prete. Per due anni, fino al 1965, fu curato della Cattedrale di Sarzana. Racconta:
“Nel 1963 l’enciclica ‘Pacem in terris’ aveva inaugurato un nuovo sguardo sulla pace, sul socialismo e sul comunismo. In quegli anni Mario Gozzini scrisse ‘Dialogo alla prova’. Si stavano svolgendo anche i lavori del Concilio Vaticano Secondo, che alimentò molte speranze di rinnovamento, ma incontrò molte resistenze nella sua applicazione. Basti un esempio. Il primo gennaio 1965, nella Cattedrale di Sarzana, commentai il Capitolo quarto degli Atti degli Apostoli (‘Erano un cuore solo e un’anima sola… nessuno diceva suo quello che possedeva…’ – un testo che Marx considerava la de­scrizione del comunismo primitivo). Monsignor Dino Ricchetti, Rettore del Seminario, commentò: ‘Archeologia teologica!’. Quel testo sarebbe diventato uno dei più frequenti nelle letture della messa.
[…] Alla Biblioteca Comunale di Sarzana, nel 1965, lessi su ‘Rinascita’ la ‘Lettera ai cappellani mi­litari’ di don Milani. Dopo la denuncia di don Milani per ‘apologia di reato’, inviai un biglietto di solidarietà al priore di Barbiana e poi, l’anno successivo, fui presente a Roma al processo contro don Milani e contro il Direttore di ‘Rinascita’ Luca Pavolini.
[…] Nel 1963 avevo rifiutato un asse­gno di 100 mila lire inviatomi dal senatore Morandi, suscitando meraviglia e irritazione nella DC (per la verità, anche un altro prete aveva fatto la stessa cosa). Anche la mia partecipazione a un corteo degli operai della Vaccari, nel centro di Sarzana, aveva suscitato critiche.
[…] presi posizione pubblica contro la guerra condotta dagli americani nel Vietnam. I miei spostamenti e la mia partecipazione a incontri di carattere politico o culturale erano moni­torati dalla Digos. L’ispettore Giurato mi chiese una volta, per fare il suo rapporto: ‘Sono arrivato in ritardo: quale era l’argomento della riunione?’”.[3]
Egidio Banti spiega che don Sandro diventò “un punto di riferimento importante per tutti noi giovanissimi di allora”:
“[…] don Sandro organizza incontri di giovani di Azione Cattolica sui temi dell’educazione sessuale – allora quasi un tabù – invitando un suo amico, il giovane medico Salvatore Samperi, a tenere alcune conferenze.” [4]
Lo scontro con il cattolicesimo conservatore, sarzanese e spezzino, si stava avvicinando. Il cineforum e il Vietnam, come vedremo, ne furono le micce.

Giorgio Pagano

[1] Giorgio Pagano, Maria Cristina Mirabello, “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, Volume primo, Edizioni Cinque Terre, La Spezia, 2019, p. 506.
[2] Ibidem.
[3] Ivi, pp. 506-507.
[4] Ivi, p. 464.

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