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Onoriamo Angiolino e tutti i nostri vecchi

a cura di in data 5 Aprile 2020 – 08:47
Angelo Landi al XXV Congresso nazionale del PSI - Roma, EUR - 23-29 ottobre 1963 (foto archivio famiglia Landi)

Angelo Landi al XXV Congresso nazionale del PSI – Roma, EUR – 23-29 ottobre 1963
(foto archivio famiglia Landi)

Città della Spezia, 29 marzo 2020 – Stiamo vivendo giorni tristi della nostra storia, che non potremo mai più dimenticare. Tra le notizie più strazianti c’è la strage dei vecchi. Se ne sono andati così tanti amici anziani in così poco tempo che non riesco a non usare altro termine: “strage”. “La generazione più anziana -ha ricordato il Presidente della Repubblica nel suo ultimo messaggio- sta pagando un prezzo altissimo”, mentre “le famiglie non possono nemmeno organizzare un funerale”.
Nel pieno della guerra contro un virus sconosciuto non dobbiamo, pensando ad altro, buttare queste morti “sotto il tappeto dell’età” -ha scritto il giornalista Simone Cosimi- come se l’anzianità fosse già una mezza malattia e non una condizione suprema dell’essere umano, da tutelare -e onorare, quando viene così tragicamente troncata -alla pari di tutte le altre stagioni della vita.
La società contemporanea svaluta l’esperienza del passato, ma sbaglia. Per ogni anziano che se ne va, perdiamo un pezzo di storia e di tradizione di cui era custode. Ecco perché dobbiamo onorare questi morti, raccontare le loro vite.
Lo ha detto molto bene lo scrittore Ferdinando Camon: “Riusciti o falliti che siano, i vecchi hanno vissuto, e sono pieni di esperienze. Trattandoli con rispetto e con stima, noi rispettiamo e stimiamo le loro esperienze. Sono fragili, sono preziosi, sono antiquariato. Sono insostituibili. Un vaso nuovo, se lo rompi, ne prendi un altro tale e quale, ma un vaso antico non lo trovi più”.
Non so se tutte queste vite siano state interrotte dal corona virus o da altre malattie o da un concorso di cause. So però che non erano vite meno preziose. E voglio onorarle. Non potendo farlo per tutti ho scelto di raccontare la storia di Angelo Landi. Ma attraverso la sua ricordo le storie dei tanti, troppi vecchi scomparsi in questi giorni: spezzini come Emanuela Martini, donna generosissima, esempio di dedizione agli altri e di spirito comunitario, come don Giovanni Tassano, di cui racconterò nel secondo Volume di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata” la straordinaria esperienza di missionario in Burundi negli anni Sessanta, o come Mauro Mordassi, comunista di Migliarina, infaticabile costruttore di Feste de l’Unità; genovesi come Pietro Gambolato e Lorenzo Acquarone, operaio comunista il primo, avvocato democristiano il secondo, entrambi costruttori della nostra Repubblica; Raffaele Masto, il più giovane tra questi amici -aveva 67 anni- giornalista milanese che ha saputo raccontare l’Africa come pochi altri…


Angelo Landi e Sandro Pertini, Presidente della Camera - primi anni Settanta (foto archivio famiglia Landi)

Angelo Landi e Sandro Pertini, Presidente della Camera – primi anni Settanta
(foto archivio famiglia Landi)

Angelo Landi, per gli amici Angiolino, era di Migliarina, o meglio del Marcantone, dove abitava vicino a mia madre ed ai suoi fratelli. La sua famiglia era cattolica. Angiolino diventò socialista durante la guerra, sia per una maturazione personale sia per l’influenza di quello che lui definiva “il mio educatore”. Landi, già maestro, scappato ai tedeschi nel 1943, si rifugiò prima da una zia a Genova, poi nella campagna veronese, dove rimase nascosto quasi un anno. “In una casa contadina vicino al buco in cui ero nascosto -mi raccontò- c’era un socialista che divenne il mio educatore, grazie al quale mi iscrissi al PSI di Verona nel 1944”. Tornato a Spezia dopo la Liberazione, Landi tornò ad insegnare, poi si impegnò in politica: prima all’INCA, il patronato della CGIL, poi nella Federazione Giovanile Socialista, di cui fu Segretario dal 1946 al 1948. Si legò ad Agostino Bronzi ed a Ferruccio Battolini, divenne insomma “socialista a tempo pieno”, rompendo con il padre. Fu parlamentare dal 1958 al 1968; Consigliere in Provincia dal 1951 al 1964, Assessore dal 1951 al 1957, poi Presidente dal 1970 al 1975; Consigliere regionale dal 1975 al 1985. Leader del PSI spezzino per decenni, fu Segretario dal 1948 al 1964, e poi Segretario del PSU unificato nel 1968.
Grazie a Landi, ed ai democristiani Giorgio Morandi e Carlo Alberto Federici, nacque il primo centrosinistra alla Spezia: l’alleanza tra DC, PSI, PSDI e PRI, una delle prime in Italia, che sostituì le Giunte PCI-PSI sia in Comune che in Provincia. Ecco un brano del racconto di Angiolino contenuto nel primo Volume di “Un mondo nuovo, una speranza appena nata”, in cui la vicenda viene da lui ricostruita:

“L’esordio del centrosinistra a Spezia fu burrascoso, non solo per la reazione che quell’evento creò nel PCI, ma anche per l’ostilità che alla decisione assunta in sede locale dalla DC e dal PSI manifestarono le Direzioni nazionali dei due partiti, Fanfani e Nenni in primo luogo. Tutto iniziò con le elezioni amministrative del maggio 1956: il risultato fu tale da non consentire la formazione di qualunque maggioranza, né in Comune né in Provincia. Si tornò a votare nel 1957, con il medesimo esito. Di fronte all’eventualità di una nuova gestione commissariale, noi socialisti avanzammo la proposta di dar vita a Giunte che, sia pure indirettamente, coinvolgessero entrambi gli schieramenti: tripartito DC, PSDI, PRI in Comune e monocolore comunista in Provincia, l’uno e l’altro con l’appoggio esterno del PSI. Dopo molte titubanze, la DC, il PSDI ed il PRI decisero
di accogliere la nostra proposta; il PCI invece dichiarò il suo dissenso accettando però di formare in Provincia una Giunta formata da soli suoi rappresentanti. L’aspetto politico più interessante della vicenda è che l’assenso della DC e dei suoi alleati alla proposta di una Giunta di soli comunisti che in Provincia nasceva con la loro indiretta approvazione faceva crollare -per la prima volta in Italia dal 1948- il muro delle pregiudiziali anticomuniste. Ma ciò non servì ad evitare lo scatenamento da parte dei comunisti di un pesante attacco al PSI, con il risultato di rendere ancora più difficili i rapporti tra i due partiti, già fortemente compromessi dalle polemiche seguite ai fatti di Ungheria”.

Poi Landi rivela, nella testimonianza raccolta nel libro, il suo incontro molto teso con Pietro Nenni, Segretario nazionale del PSI, contrario alla nuova alleanza spezzina, e si sofferma sulla successiva ripresa, nonostante quella frattura, del dialogo tra socialisti e comunisti. Nel secondo Volume Angiolino racconterà la vicenda della fine del centrosinistra e della ricostituzione delle Giunte di sinistra a Spezia. Storie di fratture e di ricomposizioni. Ma la politica era molto diversa da oggi. Landi descrive, nel secondo Volume, i rapporti politici di allora come “rapporti antichi, duraturi anche nelle polemiche più vivaci”: esisteva “un filo comune oggi disperso, derivato dalla generazione della Resistenza”.
Nel suo saggio pubblicato nel libro “Socialismo spezzino 1892-1945. Appunti per una storia”, curato dal “Centro Studi Agostino Bronzi”, Landi affermò che le caratteristiche fondamentali del movimento socialista nella nostra terra sono state “la carica libertaria e l’impronta riformista”.
E’ stato così: lo testimonia la sua vita, così quella di tanti altri socialisti spezzini, da Nello Quartieri “Italiano” a Pietro Beghi, da Ferruccio Battolini a Pietro Cavallini.
Caro Angiolino, ricorderò sempre la tua vicinanza quando ero Sindaco, la nostra battaglia per il No al referendum del 2016 che voleva cambiare la Costituzione, la comune passione per la storia e la cultura… Soprattutto ricorderò sempre che cosa mi dicesti del socialismo in uno dei nostri ultimi incontri:
“I socialisti sono quelli che vogliono l’eguaglianza di tutti. La cosa più impossibile di questo mondo”. “E allora perché la vogliono?”. “Perché sono degli illusi”.
Questi “illusi”, con tutti i loro errori, hanno contribuito a cambiare il mondo ed a renderlo migliore. Ci saranno certamente altri “illusi” in futuro. In forme nuove, che non possiamo prevedere. Saranno giovani, ma fedeli ai vecchi ideali. Noi, ci dicemmo, “saremo dalla loro parte”. Mi piace pensare che quell’impegno sia il tuo testamento morale.

lucidellacitta2011@gmail.com

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