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Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana”, di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello – Mercoledì 11 Aprile Coop S. Bartolomeo alla Spezia e Sabato 14 Aprile a Luni

a cura di in data 6 Aprile 2018 – 21:47
Invito 18 Aprile

Invito 18 Aprile

Presentazione di “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana“, di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello
Mercoledì 11 aprile ore 15,30
Sala Punto d’incontro Coop S. Bartolomeo via Saffi
Sabato 14 aprile ore 10,30
Luni, Sala Consiliare

Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” (edizioni Cinque Terre), dopo le presentazioni alla Spezia, a Lerici, a Massa (due volte), a Fosdinovo, al Liceo Cardarelli (Artistico) e a Valmozzola, verrà presentato ancora alla Spezia, nella Sala Punto d’incontro Coop S. Bartolomeo via Saffi, e a Luni, in Sala consiliare.
La prima iniziativa, organizzata da Coop Liguria – Sezione Soci della Spezia in collaborazione con l’Associazione Culturale Mediterraneo, si terrà mercoledì 11 aprile alle ore 15,30; interverrà Gianluca Solfaroli, vicepresidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo. La seconda iniziativa, organizzata dal Comune di Luni, dal Consiglio Federativo della Resistenza, dall’Associazione Amici di Luni e dall’Associazione Culturale Mediterraneo, si terrà sabato 14 aprile alle 10,30 nella Sala Consiliare del Comune di Luni; interverranno Maya Manuguerra, assessore alla Memoria del Comune di Luni, Luciano Danieli, Presidente della Sezione Anpi di Luni e Alessio Giannanti di Archivi della Resistenza. A entrambe le iniziative saranno presenti gli autori.

Invito

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L’intendimento del libro è quello di fornire un materiale organizzato, anche documentario, tramite il quale capire con la ragione e percepire sentimentalmente il fenomeno della Resistenza al femminile: moltissime donne, nate e cresciute sotto il fascismo, mai prima protagoniste, compirono dopo il 25 luglio e l’8 settembre 1943 scelte morali pesanti e drammatiche. Parteciparono agli scioperi operai, organizzarono proteste, diventarono staffette o partigiane in armi. Nelle campagne e nelle montagne si sviluppò la Resistenza civile delle donne, che furono curatrici e sostenitrici: senza il loro aiuto, variamente declinato fra silenzio, protezione, assistenza, il movimento partigiano non avrebbe potuto superare le traversie del durissimo inverno 1944-45.
Senza la pretesa di esaurire l’argomento “Donne e IV Zona Operativa”, il libro sicuramente costituisce una novità e un punto fermo: il nuovo sta nell’articolazione dei contenuti, nell’apparato di note, nell’ agevole accesso al materiale anche grazie all’indice analitico, nelle indicazioni bibliografiche, nell’ampia documentazione fotografica; il punto fermo è dato dal fatto che sono state raccolte- e oltre l’attuale fase storica sarebbe stato davvero impossibile- le ultime testimonianze delle protagoniste e/o di chi a stretto contatto con esse ha vissuto: 32 sono i ritratti delle donne partigiane, e un intero capitolo è dedicato alle donne delle campagne e delle montagne. Tra le protagoniste del libro ci sono anche le donne delle campagne di Luni.
“In un certo senso -scrivono Pagano e Mirabello- si è trattato di fare una corsa contro il tempo, per ‘fissare’ criticamente ma non freddamente un ‘altro’ tempo, senza il quale e senza l’affiorare in esso del protagonismo femminile non ci sarebbero state la Repubblica e la Costituzione. E’ un ‘altro’ tempo che ci parla ancora. Nella vita delle donne protagoniste del libro si intravede l’apertura di una breccia, il principio di un percorso di partecipazione: per tante di loro quei giorni furono ‘vissuti veramente da me’… Oggi che il percorso di emancipazione delle donne, così come il più generale percorso di emancipazione sociale, incontra grandi difficoltà, la concezione della Resistenza civile resta un potente strumento di trasformazione culturale: perché insegna che tutti e tutte, e quindi anche i più deboli, e in ogni occasione, possono fare qualcosa”.


“Sebben che siamo donne”, il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello dedicato alla “Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana”, è stato presentato, con successo di pubblico, anche nella Sala Punto d’incontro Coop S. Bartolomeo via Saffi, per iniziativa di Coop Liguria – Sezione Soci della Spezia.
Il libro è stato presentato da Gianluca Solfaroli, storico e vicepresidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo, che lo ha definito “un libro che fa bene alla salute, perché la democrazia può sempre ammalarsi e bisogna non smarrirne i principi di fondo”. Solfaroli ha poi evidenziato l’unità delle due parti del libro, “i ritratti e le storie, scritti con stile non retorico, ma sobrio e commovente, di donne capaci di fare in un frangente difficile una scelta di autonomia”, e la parte di archivio, “che analizza i pregiudizi maschilisti di molti partigiani nei confronti delle donne resistenti e li spiega facendo riferimento allo spirito del tempo”.
Giorgio Pagano ha parlato di un ruolo decisivo delle donne nella lotta di Liberazione, soffermandosi sulle partigiane in armi, sulle staffette e sulle madri, con citazioni tratte dalle testimonianze di Vera Del Bene, di Vega Gori e delle mamme di Godano, incarcerate perché proteggevano i loro figli disertori dell’esercito di Salò. Pagano ha così concluso: “Dobbiamo rispondere alla domanda ‘che cosa sarebbe successo se avessero vinto fascisti e nazisti?’, non possiamo dare una risposta equidistante: una parte stava con le barbarie, l’altra contro, come le donne protagoniste di questo libro”. Occorre “ricordare e rendere onore e gratitudine a chi ha scelto la parte secondo umanità, giustizia e libertà, la parte che ci consente di essere qui a discutere liberamente del nostro passato e del nostro futuro… Contro il fascismo perenne, di cui quello storico è stato solo una manifestazione, la lezione della Resistenza delle donne è una lezione perenne”.
Maria Cristina Mirabello, che ha fornito le cifre relative alla Resistenza femminile in IV Zona Operativa, ha detto che tali cifre risulterebbero sicuramente più alte se tutte le donne avessero presentato domanda finalizzata al riconoscimento di quanto avevano fatto dopo la fine della guerra. Si è soffermata poi su come, grazie anche al tragico e doloroso evento della II Guerra Mondiale in cui l’Italia fascista entra il 10 giugno 1940, sia maturato nelle donne il distacco dal fascismo, parlando delle modalità che hanno caratterizzato la “disubbidienza”, presa di coscienza e impegno femminile dopo l’8 settembre 1943. C’è stato innanzitutto l’aiuto prestato ai soldati allo sbando, ci sono state successivamente, con il dipanarsi degli avvenimenti e l’avvio della vera e propria Resistenza armata, le molteplici forme di Resistenza civile, che sono consistite nel tacere, proteggere, rifocillare con il poco cibo disponibile i partigiani nelle campagne e nelle montagne. Ha anche ricordato come molte donne siano state staffette, svolgendo il ruolo assai pericoloso e nevralgico di dattilografe di stampa e documenti clandestini, porta-ordini, porta-armi ecc. e infine come alcune abbiano imbracciato le armi, nelle formazioni in montagna. Un quadro variegato e dal quale si ricava comunque il dato di fatto che senza le donne la Resistenza non avrebbe potuto avere la consistenza che ebbe.

Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” (edizioni Cinque Terre) è stato presentato anche a Luni.
All’iniziativa, organizzata dal Comune di Luni, dal Consiglio Federativo della Resistenza, dall’Associazione Amici di Luni e dall’Associazione Culturale Mediterraneo, hanno partecipato studenti e insegnanti della Scuola Media e molti cittadini. Sono intervenuti Maya Manuguerra, assessore alla Memoria del Comune di Luni, Luciano Danieli, Presidente della Sezione Anpi di Luni e Alessio Giannanti di Archivi della Resistenza. Danieli, partigiano combattente nella zona, ha parlato della gioia procuratagli dal libro, “capace di far rivivere il passato con parole emozionanti”. Giannanti ha affrontato il tema della memoria della Resistenza: “i ragazzi devono diventare cacciatori e custodi di storie”, ha detto. L’originalità di “Sebben che siamo donne”, ha aggiunto, è “la capacità di raccontare al storia e dentro di essa le vite delle persone, e la loro scelta morale che ha portato molte donne a combattere per la libertà e per la vita degli altri”.
Giorgio Pagano ha citato le pagine del libro che testimoniano quanto abbiano sofferto le donne ortonovesi: dal racconto dell’eccidio di Castelpoggio, nel quale furono uccise sei donne e una bambina, a quello della vita di Irlanda Poletti di Isola: le Brigate Nere uccisero suo marito, suo fratello e suo padre. Irlanda era incinta: morì per lo spavento e per il dolore. “Le ragazze -ha detto Pagano- avrebbero potuto starsene tranquillamente a casa, ma in molte scelsero di schierarsi con il silenzio, la protezione e la cura, o l’impegno diretto per i partigiani, come staffette ma anche arrivando a imbracciare le armi, come Tonina Cervia “Anita” di Isola”.
Maria Cristina Mirabello si è rivolta al pubblico parlando innanzitutto agli alunni di Terza Media presenti per ricordare loro come molti aderenti alla Resistenza fossero giovanissimi. Fra le donne riconosciute ufficialmente nelle SAP (Squadre Azione Patriottica) ad esempio c’è una ragazza nata nel 1930, il che significa come nel 1945, al termine della guerra, avesse solo un anno più di loro e, nonostante l’età, si fosse però assunta responsabilità e doveri assai pesanti. “La Resistenza -ha aggiunto- fu un ampio fenomeno di disubbidienza in positivo, che denotò maturazione personale e politica, da parte di generazioni che la scuola fascista aveva educato invece all’ubbidienza”. Le cifre delle donne riconosciute ufficialmente come partigiane e patriote e che possediamo avrebbero potuto essere molto più alte se tutte le interessate avessero presentato domanda di riconoscimento dopo la Liberazione. “Molte -ha concluso Mirabello- anche per la mentalità dell’epoca rifluirono nel privato. Senza il loro impegno non ci sarebbe stata però la Costituzione e l’articolo 3 di essa e probabilmente senza le loro scelte non ci sarebbero state le lotte successive per l’emancipazione e per la liberazione di genere”.

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