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Facciamo un Parco nella valle del Dorgia

a cura di in data 11 Febbraio 2017 – 23:51
La Spezia, il torrente Dorgia lungo via del Forno   (2016)    (foto Roberto Arata)

La Spezia, il torrente Dorgia lungo via del Forno (2016) (foto Roberto Arata)

Città della Spezia, 5 febbraio 2017 – L’idea di realizzare un grande Parco naturale del torrente Dorgia mi ha sempre affascinato. La valle del Dorgia è stata il teatro della mia adolescenza, da quando, all’età di sei anni, mi trasferii al Felettino. La strada davanti all’Ospedale, che prima era un sanatorio, era il campo di calcio di noi ragazzi, costretti a interromperci al passaggio di qualche -rara- automobile. Nel Dorgia andavamo per girini, e ci tuffavamo là dove ancora oggi c’è la cascata. Oltre alle rane c’erano le anguille, come ora. Nelle colline sovrastanti, dove il Dorgia nasce, costruivamo le capanne in cui vivere le nostre avventure.

Sono tornato nella valle del Dorgia insieme agli amici del “Comitato per la tutela del territorio di Isola, Montalbano e Felettino” (le fotografie di questa settimana per una volta non sono mie, ma di Roberto Arata, componente del Comitato). L’ambiente è bello come un tempo, e di grande pregio naturalistico. Anche se, come vedremo, i lavori del terzo lotto della Variante Aurelia qualche sconvolgimento l’hanno procurato. Il Comitato ha elaborato un’ottima proposta di realizzazione del Parco, nell’area compresa tra il nuovo Ospedale in costruzione e la valle del Dorgia, fino al ponte in cui si incrocia il sentiero 228, che parte da Mazzetta per poi biforcarsi, o verso Sarbia o verso Isola e Montalbano. Sarà quindi un Parco collegato con i sentieri dell’arco collinare e con l’Alta Via del Golfo.

Il Parco, che avrà una superficie di 5.000 mq, si svilupperà lungo il torrente, che ne costituirà l’asse portante: l’acqua, in tutta la sua bellezza, sarà il filo conduttore e la protagonista del Parco, che ovviamente annetterà a sé anche le aree prospicienti il Dorgia.
Il progetto prevede un leggero spostamento di parte del tracciato iniziale di via del Forno, a monte di questo, utilizzando l’attuale percorso di cantiere per la costruzione della Variante: si potrà così adattarlo alle esigenze del traffico, realizzando piazzole di miglioramento dello scorrimento nei due sensi, mentre l’attuale tracciato della via sarà annesso nell’area Parco, per diventare sede di una pista ciclabile e di percorsi pedonali. Ci saranno poi aree attrezzate con panchine e tavoli, una palestra nel verde e grandi spazi alberati. Cospicue porzioni di territorio, liberatesi in prossimità degli svincoli sopraelevati realizzati per la Variante, saranno inserite nel Parco. Un piccolo manufatto storico in pietra, sulla sponda del torrente, verrà restaurato a servizio della comunità e della sentieristica.

L’idea è ottima anche in previsione del nuovo Ospedale: il Parco sarà un’area verde urbana al servizio anche di tutti gli utenti della struttura sanitaria.

Il Comitato ha incontrato Sindaco e assessori, che hanno apprezzato e accolto la proposta. Ora si tratta di passare alla fase attuativa, che non può non coinvolgere anche l’Anas, l’ente che sta realizzando il terzo lotto della Variante. Immagino quanto sia difficile, ma perché l’ente non dovrebbe accompagnare la realizzazione di una grande infrastruttura con un arricchimento e un valore aggiunto come quelli rappresentati dal Parco?

La Spezia, il torrente Dorgia lungo via del Forno   (2016)    (foto Roberto Arata)

La Spezia, il torrente Dorgia lungo via del Forno (2016) (foto Roberto Arata)

Anche perché, come scrivevo all’inizio, nel tratto in cui Anas ha lavorato il paesaggio e i suoi aspetti peculiari sono stati sconvolti, sia dal taglio indiscriminato dei boschi e delle alberature che popolavano le sponde del Dorgia, sia dagli interventi di risagomatura del letto del torrente, eseguiti con sistema a gabbionate di pietrisco, di grande impatto e di natura invasiva. Ma se al taglio delle piante si può rimediare con nuove piantumazioni, è più difficile mitigare il danno della risagomatura del letto. L’originario tracciato fluviale è stato sconvolto con massicci scavi, allargamenti e deviazioni, con una evidente sproporzione tra le aree di intervento e quelle esistenti, dove il torrente ha un letto di circa 1,50 – 2,00 metri di larghezza, mentre con il nuovo intervento il letto è stato allargato a sei metri. In questi nuovi tratti l’acqua non scorre più superficialmente ma percola sottoterra attraverso le gabbionate di fondo. Il Comitato propone quindi giustamente ad Anas di risanare l’assetto del torrente riportando a scorrere l’acqua sopra il letto e non sotto e di favorire la “rinaturalizzazione” delle zone gabbionate. Andrebbero realizzate, inoltre, opere di mitigazione delle strutture viarie della Variante: la protezione e la schermatura, con alberature di alto fusto e pannelli fonoassorbenti che riducano le diverse forme di inquinamento sonoro, luminoso, visivo e chimico; e la mimetizzazione tramite rampicanti delle strutture di sostegno come piloni e travi.

Il progetto del Comitato merita tutto il sostegno possibile: l’area è davvero un paradiso naturale vicinissimo alla città. La sua piena fruibilità pubblica avrebbe un grande valore sia ambientale che sociale.

lucidellacitta2011@gmail.com

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