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28 Marzo 2024 – 08:58

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“Di Resistenza in Resistenza” Giorgio Pagano e Marco Rovelli al Memofest di Massa, Sabato 4 Giugno ore 18 piazza Mercurio

a cura di in data 30 Maggio 2016 – 12:07
Invito

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DI RESISTENZA IN RESISTENZA
GIORGIO PAGANO E MARCO ROVELLI AL MEMOFEST DI MASSA
Sabato 4 giugno ore 18 piazza Mercurio

Sabato 4 giugno alle ore 18, nell’ambito di Memofest, in piazza Mercurio a Massa, Giorgio Pagano e Marco Rovelli daranno vita a “Di Resistenza in Resistenza”. Rovelli, scrittore e musicista, racconta nel suo ultimo libro “La guerriera dagli occhi verdi” la storia di una ragazza curda che lotta per la liberazione del suo popolo: “la storia di un’esistenza, di una scelta radicale, della difesa di un ideale di libertà e democrazia”. Una storia di resistenza odierna così lontana ma così vicina alle tante storie della nostra Resistenza, che Giorgio Pagano, cooperante e copresidente del Comitato Unitario della Resistenza della Spezia, ha raccolto nel suo libro “Eppur bisogna ardir”. Anche allora ogni ragazzo, ogni ragazza partigiana “ebbe un suo personale ardir”: “dall’insieme delle tante storie individuali sorse una storia collettiva, caratterizzata dalla dimensione morale, da un impulso diffuso che indicò agli italiani la via della ribellione e del riscatto, per la libertà e la democrazia”.


 

Giorgio Pagano, autore di “Eppur bisogna ardir. La Spezia partigiana 1943-1945” e Marco Rovelli, autore di “La guerriera dagli occhi verdi” sono stati i protagonisti di un confronto appassionato al Memofest di Massa. Il tema era “Di Resistenza in Resistenza”. Un primo punto in comune che è risaltato è stato l’amore di entrambi per il racconto delle storie. “Dobbiamo ripartire -ha detto Pagano- dalle persone, dalle donne e dagli uomini semplici che hanno fatto la Resistenza, che sono i protagonisti delle tante piccole storie che ho raccolto nel mio libro. Animati dallo stesso ‘ardir’ di allora. Non è impossibile: oggi lo ritroviamo, emblematicamente, nella lotta del popolo curdo”. Anche il libro di Rovelli è un libro sulla lotta per la libertà e la democrazia. E anche Rovelli lo fa raccontando storie: la storia di Avesta, voce di un popolo intero, quello curdo. “Le storie -ha detto Rovelli- tramandano valori, mostrano ciò che conta davvero nella vita e fanno immaginare nuove possibilità di vita”.

Nei racconti dei due autori ci sono anche le pagine buie, le tragedie, come quella della morte di Dante Castellucci “Facio”, partigiano ucciso da altri partigiani, a cui è dedicato un capitolo di “Eppur bisogna ardir”. “Io credo che tutto dobbiamo raccontare, e soprattutto che tutto dobbiamo cercare di capire”, ha detto Pagano. Mentre il libro di Rovelli accenna alle responsabilità anche dei curdi nel genocidio degli armeni, e alle guerre tra i curdi stessi, anche oggi.

Un altro filo rosso che unisce i due libri è costituito dal ruolo delle donne. “Fu decisivo -ha detto Pagano- nella Resistenza armata e soprattutto nella Resistenza civile e sociale: non si parla più di ‘prezioso’ contributo, ma di apporto determinante”. Come nella Resistenza curda. Avesta, nel romanzo di Rovelli, dice: “Un Paese non può essere libero se le donne non sono libere. La schiavitù delle donne è stata l’inizio di tutte le altre forme di schiavitù”.

Ma le assonanze sono risultate davvero tante, come quella del forte carattere popolare, democratico e comunitario delle due Resistenze. Revelli ha parlato di “un popolo che contrattacca in nome di una democrazia radicale, che vuole sconfiggere l’individualismo e vivere nella comunità”, e Pagano ha sottolineato la forte assonanza con le nostre “libere Repubbliche partigiane”, la loro “democrazia dal basso”, lo spirito comunitario delle bande partigiane.

I due autori, infine, hanno in comune l’importanza data al canto. “Eppur bisogna ardir”, non a caso, è un verso originario di “Fischia il vento”. Ha detto Rovelli: “Accade spesso che si cominci a immaginare un altro mondo passando per la gioia del canto”, anche nella lotta del popolo curdo. La serata non poteva che concludersi con il canto corale di “Bella ciao”, che è diventata ormai la canzone di tutte le Resistenze.

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