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Iginio Ariemma presenta “LA SINISTRA DI BRUNO TRENTIN” Lunedì 26 Gennaio ore 17 Urban Center

a cura di in data 16 Gennaio 2015 – 21:12
Invito

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IGINIO ARIEMMA PRESENTA
LA SINISTRA DI BRUNO TRENTIN
PARTECIPANO GIANPRIMO CELLA, GUGLIELMO EPIFANI, ANDREA RANIERI
Lunedì 26 gennaio ore 17 Urban Center

L’Associazione Culturale Mediterraneo e la Cgil organizzano lunedì 26 gennaio alle ore 17 all’Urban Center di via Carpenino la presentazione del libro “La sinistra di Bruno Trentin” di Iginio Ariemma. Interverranno Gian Primo Cella, docente di Sociologia economica all’Università Statale di Milano, Guglielmo Epifani, deputato del Pd, già segretario della Cgil e del Pd, e Andrea Ranieri, giornalista e scrittore. Il libro è una biografia di Trentin, sindacalista della Cgil e dirigente del Pci, che mette in luce il carattere originale e innovativo del suo pensiero: la sua ricerca permanente non dogmatica e non ideologica della realtà, a partire dal capitalismo e dal fordismo; la sua visione eretica della democrazia e del socialismo, non statale e critico verso il modello sovietico fin dal 1956, una democrazia e un socialismo come processo, come rivoluzione dal basso, a partire dai luoghi produttivi; la sua concezione della politica con al centro il lavoro come libertà e autorealizzazione della persona umana. Trentin non esita a definire il suo messaggio un’utopia, un’utopia però non massimalista, ma concreta, sperimentale, tesa alla trasformazione della vita quotidiana a partire da chi il lavoro non ce l’ha o è precario, e quindi non è libero, oppure ha un lavoro alienante e opprimente. Per Giorgio Pagano, presidente di Mediterraneo, e Lorenzo Cimino, segretario della Cgil, la lezione di Trentin è ancora attuale: “fu un antesignano, si sente la mancanza della sua lungimiranza, della sua concezione della politica come progetto, con al centro il lavoro e la persona umana che con il lavoro realizza e valorizza se stessa e conquista la libertà”.

L’Associazione Culturale Mediterraneo e la Cgil hanno organizzato la presentazione del libro di Iginio Ariemma “La sinistra di Bruno Trentin”, una biografia del segretario della Fiom e della Flm e principale protagonista dei Consigli di fabbrica durante l’autunno caldo, segretario della Cgil nei primi anni Novanta, una personalità che ha lasciato un segno profondo nella cultura sindacale e politica. “Ariemma -ha detto nella sua introduzione Giorgio Pagano, presidente di Mediterraneo- mette bene in luce il carattere originale e innovativo del pensiero di Trentin, soprattutto su un punto centrale di permanente attualità: la concezione della politica che deve avere al suo centro il lavoro, e la connessa concezione del lavoro che deve avere al suo centro la libertà e l’autorealizzazione della persona umana”. Per Trentin, ha aggiunto, “la politica ha senso e valore se contiene in sé un progetto capace di cambiare in meglio la vita delle persone; via via con gli anni egli ritiene che la politica sindacale debba avere come priorità rispetto alla classe le persone che lavorano, la voglia di libertà e di conoscenza dei lavoratori e della comunità operaia”.

Lorenzo Cimino, segretario della Cgil, si è soffermato sulla “centralità, in Trentin, dei temi della conoscenza e della formazione: lavoro, sapere, creatività sono gli obbiettivi di fondo su cui puntare per il futuro, ecco perché Trentin è stato lungimirante”. Per Andrea Ranieri, giornalista e scrittore, a lungo a fianco di Trentin nella Cgil, in lui “c’è un nesso forte tra eguaglianza e libertà, il che ne fa una sorta di ‘eretico’ nella storia del movimento operaio, o quantomeno una personalità originale: il movimento sindacale, per superare la sua crisi, deve ripartire da qui”.

Infine l’autore: “Al centro della riflessione di Trentin ci sono la persona che lavora, la democrazia dal basso, il socialismo come processo e la politica come progetto”. Per Trentin la sconfitta degli anni Settanta è stata determinata dalla “concezione prevalente nel movimento operaio, sia comunista che socialdemocratico, con al centro l’assalto allo Stato, la conquista del potere politico, e non la trasformazione della società attraverso un processo dal basso, anche culturale e soggettivo, che aiuta i lavoratori a governarsi da sé”. Ariemma ha così concluso: ”Il sindacato deve riprendere questa visione generale di Trentin, così come i temi della conoscenza e del sapere, essenziali per la libertà del lavoratore ma anche per la crescita delle imprese e la creazione di lavoro”.

 

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