Per un golfo di pace, lavoro e sostenibilità “Riflettiamo sul progetto Basi Blu” – Sabato 13 aprile ore 17 alla Sala conferenze di Tele Liguria Sud
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Regionali, la sfida è sull’ambiente ma attenzione all’effetto Emilia

a cura di in data 9 Dicembre 2014 – 15:40

La Repubblica – Il Lavoro, 4 dicembre 2014 – Alla conferenza programmatica del Pd il segretario regionale Giovanni Lunardon ha affermato che “va ripensato un modello di sviluppo che non regge più, che viene da lontano e a cui però noi abbiamo contribuito e rispetto al quale oggi vogliamo e dobbiamo cambiare pagina”. Il Ministro Andrea Orlando ha usato parole ancora più nette: “Avremo potuto essere la Regione che per prima affrontava il tema della green economy, non è avvenuto. Su questo dobbiamo rompere un tabù culturale. La proposta di legge sul consumo di suolo è ferma in Parlamento perché è stata otto mesi alla conferenza delle Regioni: nessuno, tranne la Toscana, vuole rinunciare allo strumento urbanistico come volano di sviluppo anziché di rigenerazione urbana”.

Il tema delle elezioni regionali è questo. Come finanziare, e con quali competenze realizzare, il “grande cantiere di manutenzione e prevenzione del territorio, che non può non fare leva sul ripristino delle pratiche agricole” di cui ha parlato Massimo Quaini? Quando “fotocopiare la legge urbanistica della Toscana”, come proposto da Erasmo D’Angelis? Il confronto tra visioni alternative deve svilupparsi fino in fondo. Anche perché è il modo per contrastare il fenomeno dell’astensionismo. Il dato drammatico dell’Emilia potrebbe ripetersi, infatti, anche in Liguria.

Le cause della disfatta emiliana sono più d’una. Alcune, più generali, vengono da lontano: la crisi dei partiti, che hanno smesso di fare i partiti e di rappresentare parti di società per trasformarsi in comitati elettorali di questo o quell’oligarca; e la crisi delle Regioni, che hanno smesso di fare le Regioni, svilendo il loro ruolo programmatorio e legislativo, per diventare strumenti spesso utili solo ai famigli e ai clientes. Cause che richiedono rimedi radicali, di media-lunga durata. Ci sono poi cause generali più ravvicinate, come la rottura del Pd con il mondo del lavoro, che ha allontanato dal voto larga parte dei ceti popolari. Ci sono infine due cause specifiche del risultato emiliano, che riguardano, in forme diverse, anche la Liguria. La prima è la crisi del modo di governare: in Emilia, come da noi, l’esercizio del potere ha condotto alla sclerotizzazione di alcuni meccanismi, con la conseguente creazione di clientelismi e privilegi, e i conseguenti scandali. La seconda: in Emilia, come in Liguria, il decantato pragmatismo si è involuto fino a diventare prassi di mediazione, spesso al ribasso, sull’assetto del territorio, dove non si è saputo porre un limite all’espansione cementificatrice. Esattamente ciò su cui Lunardon e Orlando hanno reclamato la svolta.
Il distacco dei cittadini, innanzitutto progressisti e di sinistra, dalla politica si può superare solo se alle primarie e poi alle elezioni si presenta una proposta di svolta vera. Così non è stato in Emilia. Così può essere invece in Liguria, per le caratteristiche assunte dalla candidatura di Sergio Cofferati. Se vige l’omologazione i cittadini non partecipano. La democrazia, al contrario, si rinvigorisce se ci sono proposte tra loro alternative. Cofferati rappresenta di per sé un’alternativa alle politiche di Renzi sul lavoro; ma rappresenta anche e soprattutto, per le cose che sta dicendo, un’alternativa al sistema che ha governato la Liguria in questi anni. La situazione politica ligure sta diventando, in questo modo, appassionante: nulla a che fare con la melassa senza alternative che c’era in Emilia. Dentro al “partito della Nazione” si profilano due ipotesi alternative di contenuto e di schieramento, e alle primarie del Pd parteciperanno cittadini sia di sinistra che di destra. Il risultato deciderà non solo chi governerà la Regione ma anche che cosa diventerà il Pd e se in Liguria rinascerà o no il centrosinistra.

Giorgio Pagano

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