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Presentazione dei libri di Giovanni Solimine e di Elisabetta Moro

a cura di in data 22 Settembre 2014 – 21:29

L’Associazione Culturale Mediterraneo partecipa, come ogni anno, a Libriamoci, presentando due libri.

Il primo è SENZA SAPERE. IL COSTO DELL’IGNORANZA IN ITALIA di GIOVANNI SOLIMINE, docente di Biblioteconomia all’Università La Sapienza di Roma. La presentazione, alla presenza dell’autore, si terrà GIOVEDI’ 2 OTTOBRE alle ore 19,30 al Centro Allende. Il libro parte dalle statistiche, che ci ricordano il basso livello di competenze degli studenti e della popolazione adulta, lo scarso numero di laureati e diplomati che il nostro gracile e invecchiato sistema produttivo non è in grado di assorbire, la debole partecipazione dei nostri concittadini alla vita culturale. Un Paese povero di risorse materiali e in ritardo dovrebbe investire in formazione più degli altri Paesi. Invece, sostiene Solimine, continua a non avere una politica della conoscenza, fondamentale per la costruzione del nostro futuro: gli investimenti in istruzione e ricerca ci costerebbero meno di quanto ci costa l’ignoranza. Questo è il paradosso di un’Italia “senza sapere”.

Il secondo libro è LA DIETA MEDITERRANEA. MITO E STORIA DI UNO STILE DI VITA di ELISABETTA MORO, docente di Antropologia Culturale e Tradizioni Alimentari dell’Università di Napoli. La presentazione, alla presenza dell’autrice, si terrà VENERDI’ 3 OTTOBRE alle ore 21 all’Urban Center, sotto il Teatro Civico. Risalente alla Magna Grecia, scoperta dall’America, dichiarata dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità, la dieta mediterranea è più di un regime alimentare: in essa trovano espressione antiche tradizioni culturali e una lunga storia di convivialità. Se è il bestseller di Keys “How to eat well and stay well. The Mediterranean way” del 1975 a dare dignità scientifica e fama alla dieta mediterranea, è vero che essa preesisteva, come ricco sedimento di usanze e territorio, di divieti religiosi ed etici, di costumi antropologici, che il libro della Moro ripercorre tutti restituendoci la consapevolezza di una parte importante della nostra cultura materiale.

Per informazioni sul cartellone autunnale dell’Associazione consultare il sito www.associazioneculturalemediterraneo.com

A Libriamoci, in collaborazione con l’Associazione Culturale Mediterraneo, è stato presentato il libro di Giovanni Solimine “Senza sapere. Il costo dell’ignoranza in Italia”. L’autore, introdotto dal vicepresidente dell’Associazione Gianluca Solfaroli, ha tracciato un quadro allarmante della situazione italiana: siamo gli ultimi per diplomati e laureati, l’aggiornamento degli adulti è inesistente, il tasso di dispersione scolastica è altissimo, diminuisce il numero di chi partecipa alla vita culturale e legge libri o giornali. “I nostri laureati -ha aggiunto Solimine- sono circa la metà della media dei Paesi più sviluppati, non dovrebbe essere difficile collocarli: invece abbiamo una disoccupazione intellettuale tra le più alte. Un terzo dei nostri ingegneri è costretto a emigrare. E non solo loro: continuando così, emigreranno anche i giovani operai”. L’ignoranza, però, non è spalmata equamente nel Paese e tra le classi sociali: il calo delle iscrizioni all’Università è considerevolmente più marcato al Sud e tra i figli degli operai. Ciò significa, ha spiegato Solimine, che “le differenze sociali che si erano ridotte negli anni 50-60-70, largamente per merito dell’istruzione di massa, hanno ripreso ad allargarsi”. L’autore si è poi soffermato sui limiti del nostro sistema produttivo e industriale, che è molto debole e non riesce ad assorbire i giovani: “la grande impresa ormai in Italia non c’è più, e le piccole e medie imprese non hanno dimensioni tali da suggerire grandi investimenti in ricerca e sviluppo”. L’impresa, insomma, non dà il buon esempio: la metà dei nostri manager non legge neppure un giornale. Solimine ha affermato che siamo giunti a questo punto perché “ai ritardi strutturali, storici, dell’Italia, si è aggiunto l’effetto del grande disinvestimento di questi ultimi anni”. Si è trattato di una grande controrivoluzione culturale: da un sistema che vantava l’affermazione collettiva, basata sulla conoscenza come motore dell’ascensione sociale, a un sistema tutto incentrato sul successo individuale, sempre più spesso ottenuto per vie -il cosiddetto “capitale relazionale”, cioè le raccomandazioni- che con i libri e lo studio non avevano niente a che fare. Pochi Paesi hanno tagliato i fondi per la scuola e la ricerca come noi: solo Portogallo, Spagna e Grecia. Nello stesso periodo Francia, Germania, Olanda, Svezia, Norvegia hanno invece aumentato di molto gli investimenti nel settore. “Siamo di fronte -ha concluso Solimine- a un colossale caso di miopia della classe dirigente. E’ chiaro che gli investimenti in cultura hanno ritorni più lenti dei cicli elettorali, ma alla politica sarebbe richiesto uno sguardo se non lungo almeno di medio periodo. E invece ciò cui assistiamo è lo smantellamento della pubblica istruzione. Il mio libro può apparire pessimista ma lancia, a partire da quello che molti hanno definito ‘un pugno nello stomaco’, una prospettiva: l’investimento sul sapere come vero investimento sul futuro, perché è con l’ignoranza che non si mangia”.

Elisabetta Moro, docente di Antropologia culturale e Tradizioni alimentari all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ha presentato a Libriamoci, in collaborazione con l’Associazione Culturale Mediterraneo, il suo libro “La dieta mediterranea. Mito e storia di uno stile di vita”. Giorgio Pagano, presidente dell’Associazione, ha definito nell’introduzione lo “stile di vita” come la parola chiave del libro: la dieta mediterranea è infatti “la costruzione di una cultura gastronomica che esprime la saggezza del territorio, la convivialità, la socialità, la conservazione del paesaggio”, e che rappresenta quindi “un antidoto ai mali del nostro tempo, contrassegnato dal mercatismo e dall’individualismo privatistico”. Elisabetta Moro ha raccontato le scoperte del grande scienziato americano Ancel Keys, che dopo anni di studio e di osservazione notò che i grassi producono le malattie cardiovascolari, e che la dieta mediterranea è la terapia preventiva. Era il lontano 1951. Keys andò a vivere con la moglie nel Cilento, innamorato di quella terra mediterranea dove la dieta a base di olio, pasta, pesce azzurro, legumi e vino garantiva lunga vita ai poveri contadini e pescatori del territorio, così come agli operai dell’Italsider di Napoli, a differenza dei ricchi manager americani. Lui stesso se ne andò alla bella età di 101 anni. Il Cilento, assieme ad altri territori del Mediterraneo, divenne Patrimonio mondiale dell’umanità nel 2010: o meglio lo divenne la dieta mediterranea. L’Unesco, ha spiegato la Moro, ha “voluto patrimonializzare non la piramide alimentare in sé, né i singoli prodotti agricoli o le ricette, ma piuttosto le pratiche, le poetiche, le retoriche, nonché le politiche sociali che trasformano il cibo in operatore simbolico, fattore comunitario e marcatore identitario”. Insomma, per dirla con Plutarco: “Non sediamo a tavola per mangiare, ma per mangiare assieme”. “Per la gioia del mangiare bene, sano e assieme -ha concluso l’antropologa- non c’è nulla di meglio al mondo che il cibo del Mediterraneo”. Ed è lo “stile di vita” del Mediterraneo che ci salverà.

 

RASSEGNA STAMPA:
icona-pdf Rassegna stampa – Presentazione dei libri di Giovanni Solimine e di Elisabetta Moro

 

 

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