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Cultura, serve un piano per il rilancio partiamo dal Ministero della Creatività

a cura di in data 22 Febbraio 2013 – 15:48

La Repubblica – Il Lavoro – 22 Febbraio 2013 – Nella campagna elettorale, anche in Liguria, c’è un grande assente: la cultura. Rare le iniziative, se ne parla poco anche nei programmi. Unica eccezione il centrosinistra: interessanti i programmi di Pd e Sel. Sel, in particolare, ha tenuto sul tema l’incontro “Benvenuta cultura” nei giorni scorsi a Genova. Per il resto è il deserto: Berlusconi e Monti lanciano slogan sull’apertura ai privati, Ingroia slogan sulla cultura pubblica, da Grillo silenzio assoluto. Eppure la cultura non è un optional, è una necessità strategica per un nuovo modello di sviluppo, sempre più richiesta dall’Europa ai Paesi membri.

La proposta più innovativa è quella di Sel: istituire il Ministero della Creatività. Vuol dire che la creatività è un‘industria e che tra le politiche industriali di cui l’Italia deve finalmente dotarsi non può mancare la politica dell’industria creativa. La cultura, in questa visione, non è più solo conservazione dei beni culturali in funzione ancillare per il turismo, ma è molto di più: è fattore e motore di innovazione, è vocazione “glocale” dell’Italia, è paesaggio, ambiente, design, arte, conoscenza, idee, tecnologie digitali. E’ lavoro, asse di un nuovo modello di sviluppo, precondizione per uscire dalla crisi meglio di come ci siamo entrati.
Alle spalle abbiamo un disastro: i tagli, il disinvestimento che ci ha fatto diventare uno dei fanalini di coda in Europa. Se ne esce in tre modi: in primo luogo con più investimenti pubblici, risorse che vanno recuperate da un fisco più giusto e da una riduzione più giusta della spesa (F35 in testa). In secondo luogo se ne esce con i fondi europei. La Commissione europea ha presentato il Piano strategico di valorizzazione delle industrie culturali e creative e ha varato il programma comunitario 2014-2020 “Europa creativa”, con uno stanziamento di 1,8 miliardi. La Commissione ha inoltre proposto un nuovo regolamento del Fondo di sviluppo regionale 2014-2020 che prevede un’Agenda urbana in ogni Paese e la destinazione di almeno il 5% delle risorse ad azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile. In entrambi i casi serve una progettazione adeguata, cioè strategica ed integrata, per cogliere le opportunità. Ecco perché serve un vero Ministero. Ed ecco perché serve un cambio di rotta da parte di Regioni ed Enti locali, che dovrebbero istituire gli Assessorati alla Creatività. Tutte cose che si stanno facendo negli altri Paesi europei, ma non da noi. Vale anche per la Liguria: serve una visione strategica ed integrata indispensabile per dar vita a un grande progetto regionale o interregionale da presentare all’Europa, che unisca, coordini e metta in rete i territori. Con l’obbiettivo, per esempio, di recuperare le aree dismesse a fini culturali, in primo luogo per realizzare le “residenze creative”, luoghi di produzione e ricerca per artisti e imprenditori della cultura. Si esce dal disastro, infine, incentivando il privato a intervenire, in un quadro in cui al pubblico restano saldamente in mano le leve della programmazione: per esempio ripensando tutto il settore delle defiscalizzazioni. L’esperienza forse più interessante della sinistra nel mondo ce lo insegna: la rinascita culturale del Brasile è infatti il frutto sia di massicci investimenti pubblici che della partecipazione del privato.
L’impegno su questi tre versanti può preparare la svolta possibile. La precondizione è che bisogna avere chiaro che questo comparto diventerà una delle chiavi di volta dell’intero sistema economico, oltre che strumento decisivo per la formazione, la crescita civile, la competenza e l’effervescenza creativa delle comunità locali e del tessuto sociale.

Giorgio Pagano

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