Per un golfo di pace, lavoro e sostenibilità “Riflettiamo sul progetto Basi Blu” – Sabato 13 aprile ore 17 alla Sala conferenze di Tele Liguria Sud
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In campo per salvare i diritti dei lavoratori

a cura di in data 5 Settembre 2011 – 13:56

La Repubblica-Il Lavoro – 5 settembre 2011 – Di fronte a una situazione economica e sociale che peggiora ogni giorno, lo sciopero della Cgil non solo è sacrosanto ma non basta. Altro che “disfattismo”: la verità è che per salvare il Paese servono soluzioni molto diverse da quelle del Governo. E una grande mobilitazione che duri nel tempo e superi quella sorta di “blocco” nell’opposizione, che ha provocato un ritorno indietro rispetto alle speranze di qualche mese fa: le piazze, le amministrative, i referendum.
La situazione della Liguria ce l’ha raccontata Repubblica analizzando i dati di Bankitalia, Federconsumatori, Confcommercio: continua a scendere l’occupazione, meno 1,2 % in un anno, con una picchiata del lavoro a tempo determinato (meno 12,2%) e la crescita di quello “intermittente”, cioè “a chiamata”; cresce anche la cassa integrazione, con un ricorso smodato a quella in deroga; il tasso di disoccupazione supera il 10%, considerando disoccupati e persone in cassa o in mobilità; la stangata, nazionale e locale, farà perdere 1500 euro all’anno alle famiglie liguri, i cui consumi sono già ora più bassi che nel 2000, con un taglio medio di 30 euro al mese negli ultimi due anni. Insomma, il lavoro è poco, precario, malpagato e sempre più “a rischio povertà”. L’esplosione sociale, in questi anni, è stata evitata grazie agli interventi di mediazione degli enti locali: ma questa è una rete che si sta lacerando, se è vero che la Regione subirà tagli per 234 milioni da qui al 2014. Ecco perché l’autunno, ha detto il segretario genovese della Cgil, “sarà caldissimo”.
Alla radice della crisi ci sono le diseguaglianze e l’assenza di politiche per lo sviluppo. Ma si continuano a usare, per uscire dalla crisi, le stesse ricette che l’hanno determinata. La manovra è classista e aumenta le diseguaglianze; e non investe sul futuro, su  formazione, ricerca, innovazione.
C’è poi un punto gravissimo, su cui non c’è ancora piena consapevolezza: l’attacco ai diritti. Il Governo prevede il contratto aziendale in alternativa a quello nazionale (ma il 70% dei lavoratori la contrattazione aziendale non ce l’ha) e promuove la generalizzazione del contratto Fiat, fino ad includere nella dimensione aziendale la possibilità di licenziare. L’azienda potrà dire ai suoi dipendenti: o chiudiamo, o ci date la possibilità di licenziare alcuni vostri colleghi, cioè i più deboli, che si troverebbero in mezzo a una strada. Salta in aria il sistema delle  relazioni sindacali costruite in 60 anni. Stefano Rodotà ha parlato di “decostituzionalizzazione”. Secondo i padri costituenti, infatti, la contrattazione collettiva è il vettore dell’istanza egualitaria che percorre da sempre il mondo del lavoro: il lavoro non è una merce e la dignità del lavoratore non è negoziabile. Ora la Costituzione cederà il posto, nel nome dei vincoli del dio mercato, a quello che lo studioso di diritto del lavoro Umberto Romagnoli ha definito “il festival delle diseguaglianze”.
Eppure Cisl e Uil non scioperano, e il Pd si divide. La destra, ha scritto Emanuele Macaluso, vuole “snervare e rendere impotente il sindacato, obiettivo in buona parte già raggiunto con i partiti di sinistra”. Ecco perché, intanto, è importante che l’indignazione trovi oggi una risposta con lo sciopero. Poi la dura realtà dei fatti di un “autunno caldissimo” costringerà tutti a ricollocarsi. La carica di disobbedienza civile e sociale al modello berlusconiano e neoliberista non è esaurita. Solo la sua ripresa potrà ridare forza e dignità alla sinistra.

Giorgio Pagano

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