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Waterfront, università, Acam: il contributo dell’Associazione Culturale Mediterraneo al dibattito sui grandi temi del futuro della città

a cura di in data 11 Febbraio 2011 – 15:39

Il Presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo Giorgio Pagano ha presentato, in una conferenza stampa tenutasi lunedì 7 febbraio al CAMeC, i prossimi appuntamenti dell’Associazione, dedicati a due tra le più importanti questioni cittadine: il waterfront e l’Università. Mediterraneo, ha spiegato Pagano,” prosegue il suo impegno perché in città crescano il pensiero critico e la riflessione approfondita sui principali problemi del nostro tempo, compresi quelli dell’attuale fase della vita della città”.
“Discuteremo dei temi cittadini -ha proseguito Pagano- all’insegna, come sempre, del pluralismo, dell’apertura, della ricerca  libera, del confronto argomentato, della partecipazione: l’obbiettivo è <dare una mano> alle istituzioni deputate a decidere”. Le attività partecipative della società civile, ha aggiunto, “arricchiscono la democrazia rappresentativa”.
Ed ecco, nel dettaglio, le due iniziative.

VENERDI’ 11 FEBBRAIO ORE 17 CAMEC
LA SPEZIA E IL MARE. WATERFRONT, QUALI  PROSPETTIVE
Il tema verrà affrontato a partire da uno sguardo che Pagano ha definito “globale”. Nino Greco, economista, docente di Politica economica all’Università di Catania e autore del libro “La città e i suoi mari”, esaminerà i waterfront realizzati negli ultimi decenni in tutto il mondo, evidenziando programmi, progetti, circuiti finanziari e iter procedurali che spesso presentano punti comuni sia nelle soluzioni positive che in quelle negative. Analoga disamina sarà effettuata, con il punto di vista dell’urbanista, da Manlio Marchetta, docente di Architettura all’Università di Firenze e esperto di progettazione urbanistica del rapporto città-acqua: è direttore del Master in Architettura sostenibile nelle città mediterranee e del Corso di Perfezionamento post-laurea in Progettazione urbanistica dei fronti urbani sull’acqua o waterfront e degli approdi diportistici attrezzati, nonchè coordinatore del Modulo Professionalizzante per Progettista del fronte portuale. L’architetto Andrea Aleardi, della Fondazione Michelucci, originale e consolidato punto di riferimento della ricerca urbanistica e architettonica italiana, interverrà su alcune esperienze pilota di partecipazione dei cittadini nei piani urbanistici. L’Associazione contribuisce in questo modo, ha affermato il Presidente di Mediterraneo, al confronto apertosi in città sul masterplan del waterfront: “per andare avanti nel modo migliore -ha spiegato- serve capire soprattutto due cose: quali sono i problemi, economici e urbanistici, tipici di ogni fase attuativa, e quali sono, in questa fase, le modalità partecipative possibili”. L’auspicio, ha proseguito, è che “dallo sguardo globale si possa passare al dibattito locale, cioè a un confronto vero sul masterplan, magari in una successiva iniziativa con Sindaco, Presidente dell’Autorità Portuale e progettisti”.

LUNEDI’ 28 FEBBRAIO ORE 17 CENTRO ALLENDE
LA “RIFORMA” GELMINI E IL FUTURO DEL POLO UNIVERSITARIO SPEZZINO

Quali saranno le conseguenze della “riforma” Gelmini sull’Università italiana e in particolare sul Polo Universitario spezzino? La legge si propone, infatti, anche la “revisione e razionalizzazione dell’offerta formativa” e la”conseguente disattivazione dei corsi di studio universitari, delle facoltà e delle sedi universitarie decentrate”. Se ne discuterà con Walter Tocci, direttore del Centro Riforma dello Stato ed esperto di politiche universitarie: è stato responsabile Università nei Ds, ora è deputato del Pd e si occupa costantemente di questa materia (il suo ultimo saggio, dal titolo “La meritocrazia delle chiacchiere”, è pubblicato sulla rivista “Italiani Europei”). Parteciperanno Matteo Melley, Presidente della Fondazione Carispe, Alessandro Pollio, assessore all’Università del Comune della Spezia e Aldo Sammartano, Presidente della Camera di Commercio: tre rappresentanti degli azionisti della fondazione Promostudi, che gestisce il nostro Polo. Sarà l’occasione, ha detto Pagano, per fare il punto su tutte le principali questioni aperte riguardanti la “fisionomia” del Polo: non solo la cancellazione o meno di alcuni corsi, ma anche la partecipazione delle aziende private, il legame tra didattica e ricerca, la nuova sede, e così via. L’obbiettivo, ha proseguito, è “difendere la nostra Università, cosa che si può fare solo migliorandola e rinnovandola” e far crescere “la consapevolezza, ancora insufficiente in città, che l’Università è un bene straordinario, una risorsa preziosa per lo sviluppo di Spezia e per il futuro delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi”.

ACAM: PERCHE’ SERVE UN DIBATTITO VERO
Il Presidente di Mediterraneo è intervenuto, infine, nel dibattito apertosi su Acam, dopo la pubblicazione del suo “Acam, la verità. Diario 1997-2007”. Ecco il testo del suo intervento:
“La presentazione  pubblica del Diario ha avuto l’effetto desiderato: aprire, finalmente, un dibattito in città. La classe dirigente spezzina aveva ed ha il dovere di un’assunzione comune di responsabilità, frutto di una riflessione collettiva e condivisa. Tutta la classe dirigente: perché anche il centrodestra ha sempre avuto suoi esponenti nell’Assemblea degli azionisti e nel Consiglio di amministrazione. Ma soprattutto la classe dirigente del centrosinistra, che ha avuto di gran lunga le maggiori responsabilità e per questo doveva e deve fare un’autocritica approfondita e non superficiale, che finora è in gran parte mancata. In assenza di questo impegno unitario, al quale nessuno mi ha mai chiamato, ho deciso di procedere in totale solitudine, “senza rete”, cioè senza partiti o coalizioni alle spalle. Sapevo che sarebbe stato difficile, ma non ho inteso sottrarmi. Né mi sottrarrò in futuro.
Il dibattito che si è aperto è tuttavia ancora molto propagandistico, perché non va alla radice dei problemi. Si cerca di scansare, di rimuovere la radice dei problemi. Serve, invece, un dibattito vero. Perché solo se l’autocritica è radicale anche la svolta che è cominciata lo sarà. Solo dalla chiarezza sul passato può nascere una comprensione piena dei nodi del presente e la costruzione di un futuro migliore. Il mio è solo un contributo alla discussione, che spero ne stimoli altri. Propongo due punti di riflessione, sui due errori capitali: il localismo e il partitismo. Tentazioni sempre in agguato: ecco perché è bene parlarne.
In questa sede mi soffermo sul localismo: un punto di vista sbagliato, che ritorna anche in questi giorni. Nel Diario spiego nei dettagli la sconfitta del Comune della Spezia tra 2002 e 2004. Volevamo un’aggregazione con un’ex municipalizzata; finì -per scelta dell’azienda, avallata dagli altri azionisti- con l’acqua e i rifiuti in house e il gas privatizzato al 49% (ingresso di Italgas). L’aggregazione era necessaria non solo perché “imposta” dalle tendenze dell’economia, ma anche per assicurare ad Acam sicurezza e sviluppo: era il modo per ricapitalizzarla e per mettere sotto controllo la posizione debitoria che si stava manifestando, originata da forti investimenti e da basse tariffe. Il rifiuto dell’aggregazione è all’origine della precipitazione della crisi nel 2007-2009. E’ vero che nel bilancio 2005 (l’ultimo che approvai) la posizione finanziaria netta era di 162 milioni di euro, e che nel 2009 era di 256 milioni, 100 in più. Saranno anche stati fatti errori successivi che non conosco, ma alla radice c’è la scelta “strutturale” del 2004: con i servizi idrici e ambientali in house, quindi senza possibilità di espansione e sempre più antieconomici, e con il settore più remunerativo, il gas, in parte privatizzato, c’era il rischio, che poi purtroppo è diventato certezza, che la situazione debitoria peggiorasse.
Circa le aggregazioni, leggo che il sen. Grillo ripropone, come suo solito, il tormentone della “fusione tra Acam e Termomeccanica”, a cui mi sarei opposto nel 1999. Nel Diario c’è tutta la verità: Acam era un consorzio pubblico, non poteva fondersi con un privato. Bisognava aspettare la sua trasformazione in Spa (che avvenne nel 2001): ma  a quel punto fu Termomeccanica  a dirsi non più interessata. Peccato, perché saremmo finalmente andati a “vedere”, cioè a fare studi industriali e valutazioni economiche, indispensabili per capire se quell’alleanza avesse avuto un senso o meno. Alla luce della storia successiva (cessione di fatto della divisione ambiente di Termomeccanica alla francese Veolia) sembrerebbe di no.
Il localismo del passato va compreso e criticato perché non è mai stato sconfitto, e oggi conosce un ritorno di fiamma: le “barricate” contro l’aggregazione con Hera hanno tutte questo segno. L’alternativa localista (amministrazione controllata, concordato, ecc.) avrebbe avuto conseguenze pesanti sull’occupazione, e non avrebbe garantito quell’opportunità di rilancio e di sviluppo rappresentata da una grande azienda come Hera. E, nel nome del localismo, si dicono totali inesattezze: non è vero che “si scaricano sui cittadini utenti i debiti di Acam”, perché le società delle reti e dell’impianto di cdr, che faranno capo ai Comuni e a cui verrà conferita una parte dei debiti, ripagheranno quei debiti con i canoni di affitto che verserà la società che gestirà le reti e l’impianto, cioè Hera-Acam. Così come non è vero che Hera si fonde con Acam a titolo gratuito: Hera per entrare nel capitale di Acam dovrà sottoscrivere prima l’aumento di capitale, apportando in azienda mezzi freschi, e successivamente, quando avverrà la fusione, avrà sulla sua situazione patrimoniale il debito residuo di 120 milioni. Le bugie localiste, oggi come qualche anno fa, hanno le gambe corte”.

E’ possibile scaricare tutto il materiale in formato .PDF dal seguente link:

Waterfront, università, Acam del 2-2-2011

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