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Arsenale Militare, sogni di gloria addio

a cura di in data 17 Agosto 2010 – 10:13

Il  Secolo  XIX – 17  agosto  2010 – Anche la protesta dei ragazzi di Marola, che si sentono “murati vivi” dall’Arsenale, ci ricorda che il principale problema della città, e il più difficile da risolvere, è proprio questo: il declino dell’Arsenale, 100 ettari che sono stati e sono il cuore della città e oggi sembrano senza futuro. Lo spiegò bene il sindaco un anno fa, in occasione del 140° della fondazione della base navale: “Un tempo protagonista assoluto della vita cittadina, l’Arsenale ha subito un progressivo distacco dai circuiti economici della città, che rischia di condannarlo alla condizione di oggetto estraneo”. Così, infatti, lo sentono i ragazzi di Marola. E non può essere che così: perché l’occupazione diminuisce sempre più, infrastrutture e macchine non vengono ammodernate, i saperi e le abilità non vengono più trasmessi ai giovani. La proposta della città è chiara, e il sindaco la ribadì in quella occasione: “una rinnovata alleanza tra città e Marina Militare” per “ammodernare la struttura produttiva e sviluppare lavorazioni industriali civili dentro le mura” e parallelamente per “riconoscere alla città, nella zona di ponente, la possibilità di poter fruire del proprio mare e di sviluppare nautica e turismo”.
Nel frattempo che cosa è successo? Il Cramm (Comitato per la riconversione degli Arsenali) a fine 2009 ha reso nota la conclusione dei suoi lavori, spiegando che “l’assegnazione prevalente della flotta alla base di Taranto pone un problema di mancanza di lavoro sufficiente a saturare industrialmente le forze arsenalizie spezzine”. La portaerei Cavour, su cui avevamo concentrato molte speranze, sarà di stanza a Taranto. E il nostro organico dovrà scendere ancora: dai 965 del 2009 a 665 entro il 2015. Dipendenti che con tutta probabilità non sapranno come passare le loro giornate perché avranno ben poco lavoro da fare. Il Cramm indicava la necessità di cercare “attività di mercato”: aprire cioè bacini e officine a navi di marine estere o mercantili o da diporto da sottoporre a lavori di manutenzione. Un’ipotesi “concorrenziale” con i privati, assai poco realistica  anche perché avanzata in tempi di crisi. Giustamente il sindaco, a inizio 2010, definì il piano del Governo “un colpo di grazia”.
Da allora nessuna novità, tranne una: la recente disponibilità della Marina ad accogliere, su proposta della Confindustra spezzina, lavorazioni di cantieristica civile dentro l’Arsenale (ma non sulla costa di ponente, aggiungiamo noi). In cambio la Marina chiede prestazioni, cioè ore di lavoro effettuate dai privati nelle sue navi o strutture, perché non può ricevere denaro e tenerlo per sé. E’ un passo in avanti: ma resta intatto il problema di fondo, l’assenza  di un disegno complessivo del Governo per rilanciare la base navale e dismettere le aree non più indispensabili.
Va aperta una nuova fase di confronto e, se necessario, di conflitto con il Governo. Possibile che si trovino 20 milioni per la “mininaja”, un progetto di avviamento di 4.000 giovani alla vita militare molto caro al ministro La Russa, e non per la dignità degli Arsenali? Ormai non c’è più tempo. E’ una questione centrale per tutta la Liguria. Ed è il banco di prova per una Regione che voglia essere vicina alla nostra città.

lontanoevicino@gmail.com

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