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Il Ponente del Golfo tra storia e sviluppo

a cura di in data 28 Dicembre 2008 – 09:52

Il Secolo XIX – 28 dicembre 2008 – L’idea di questo articolo è nata qualche domenica fa, durante una bella escursione organizzata dalle associazioni Cadimare 2000 e Campiglia. I loro esponenti mi hanno spiegato che avrebbero dato vita al Coordinamento delle Terre di Ponente, insieme alle associazioni di Marola, del Fezzano e delle Grazie, e mi hanno invitato ad un incontro.
Gli obiettivi del Coordinamento hanno un valore per tutta la provincia: “ il territorio e la costa di questi borghi storici -dice il marolino Francesco Biagi- possono rifiorire e diventare uno dei motori del settore turistico, nautico e ambientale di Spezia.” “Sono un unicum -aggiunge il campigliese Pierpaolo Bracco- che solo attraverso il mantenimento delle sue identità ambientali potrà assicurarsi un avvenire duraturo anche sotto il profilo economico.” Da zona marginale e di confine, tra i Comuni di Spezia e di Portovenere  e tra il Parco delle Cinque Terre e quello di Portovenere, a zona chiave perché di cerniera, da valorizzare rispettandone l’ identità e la storia.
La storia, certo. Perché anche il Ponente sconfigge il luogo comune che Spezia non sia esistita o quasi prima dell’Arsenale. Spezia c’è, invece, dal Medioevo. Così Campiglia, citata in numerosi documenti del Monastero di San Venerio del Tino, da cui dipendeva. Tracce di questa storia sono conservate nelle forme del borgo e nella chiesa di Santa Caterina. Così Marola, la cui chiesa di San Vito, purtroppo distrutta dai lavori per l’Arsenale, è citata in un documento del 1235. E celebri erano la fonte dell’Acquasanta e la polla d’acqua dolce nel seno di Cadimare.
Ma come portare questa identità nel futuro? Gli obiettivi dei borghi di Ponente sono diversificati ma parte di un disegno omogeneo.
A Campiglia la salvaguardia dell’identità passa attraverso un recupero agricolo con colture di nicchia: è l’unica via per salvare muretti a secco e sentieri. E’ cominciata la coltura dello zafferano (6000 mq) e del fico d’india, per fare le marmellate. Ora si punta a recuperare 10.000 mq di terrazzamenti per vigne di rinforzato, a realizzare una cantina per i viticoltori e un laboratorio per trasformare i prodotti agricoli. Tutti progetti presentati per il finanziamento del Piano di Sviluppo Rurale della Liguria.
A Cadimare e Marola l’identità è il mare. Il Comune chiede da tempo a Governo e Marina di rilanciare l’Arsenale in aree più limitate, liberando per attività nautiche  e turistiche il litorale di Ponente. E’ uno degli obiettivi più importanti della città. Negli anni scorsi il Comune ha progettato la trasformazione dell’attuale baia di Cadimare: ora si potrebbe procedere con una progettazione più ampia, che ricomprenda la zona del Campo in ferro, della Marina, e l’area dell’Aeronautica. Ma ci sono traguardi di riqualificazione raggiungibili in un tempo più breve. A Cadimare, spiega Giuseppe Meola, l’Autorità Portuale sta rifacendo la banchina e i pontili e deve rimuovere il relitto della Maxime e completare la nuova piazza sul mare. A Marola occorre ristrutturare la sede della Società di mutuo soccorso, splendido edificio ottocentesco. La proprietà è privata, e non ha i fondi necessari. Ma questo luogo ha una funzione sociale ed è un patrimonio di tutta la città, che non va perduto.
Le idee non mancano: sono il frutto del lavoro di un tessuto associativo vitale e rappresentativo. Per supportarle e realizzarle serve ora un impegno ancora più forte, e  coordinato, dei Comuni di Spezia e Portovenere e dei due Parchi.

lontanoevicino@gmail.com

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