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Sanità, l’efficienza è anche una carezza

a cura di in data 13 Luglio 2008 – 17:33

Il Secolo XIX13 luglio 2008 – Un sorriso, una carezza e una parola gentile possono curare come un’operazione riuscita obuoni medicinali. Così pensa il Ministro della sanità britannico Alan Johnson, che ha deciso di giudicare il rendimento degli infermieri –con il consenso dei sindacati- sulla base di quanto sorridono e di quanto calore trasmettono ai malati. Il governo istituirà perciò un “indice della compassione”, sulla base dei “voti” assegnati dai pazienti.

Il provvedimento mi è venuto in mente nei giorni scorsi, mentre partecipavo, su invito dell’ associazione Civitas humana, al convegno “Per una sanità a misura d’uomo”. Un momento di riflessione sul tema della risposta dell’organizzazione sanitaria alle domande della “persona completa”: una risposta che non può essere solo tecnica e deve contenere anche l’aspetto del con-patire, cioè sopportare insieme il peso della limitazione che ha il malato.

La relazione di Alessandro Carrozzi ha colto molto bene la questione: “Oggi la medicina ha moltiplicato il suo potere sulla malattia ma è nel contempo diventata meno capace di parlare all’uomo … Troppo poca importanza si dà alla vicinanza a volte esprimibile con l’ascolto, altre con un sorriso, altre con un contatto fisico come una carezza. La scienza può dare delle risposte su come è possibile guarire le malattie ma la medicina, e più globalmente l’organizzazione sanitaria, deve dare risposte su come le si possono vivere”.

L’intervento dell’assessore regionale Claudio Montaldo e il dibattito hanno ragionato su come tradurre in organizzazione queste idee generali: dall’importanza che nei corsi di laurea delle discipline sanitarie si approfondiscano le conoscenze psicologiche, alla necessità del lavoro di equipe tra medici e infermieri, fino alla valorizzazione del ruolo dei volontari. L’assessore, inoltre, ha dato una buona notizia per la nostra città: l’avvio del servizio di assistenza domiciliare ai malati terminali.

A Spezia la sfida più importante è rappresentata dalle liste d’attesa: 200.000 prestazioni ambulatoriali e diagnostiche all’anno (una in media per abitante!) vengono effettuate fuori regione. Nel mentre si cerca di risolvere questo grande problema, è bene stare attenti a non fare entrare in difficoltà gli esempi di “buona sanità”: penso al Centro per la cura e l’assistenza alle donne operate di neoplasia alla mammella, un punto di riferimento per chi si trova ad affrontare le ansie e le paure di questa malattia. Le donne del Centro sono riuscite a ottenere, con la loro tenacia e l’aiuto del Comune, il “riconoscimento ufficiale” da parte dell’Asl. Questa struttura deve ora far fronte a un cambio di sede e a problemi di organizzazione sanitaria e di erogazione di servizi alle pazienti che, se non risolti, comporterebbero la sua fine. E’ un pericolo che va scongiurato, per continuare a dimostrare che è vero che la serenità e la solidarietà aiutano a guarire.

Non è semplice articolare in prassi concreta la cultura della fraternità. Ma essa è dotata di una forzache le viene dall’aderire alla radice della nostra umanità. Ecco perché dobbiamo impegnarci e avere fiducia.

lontanoevicino@gmail.com

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